sabato 9 gennaio 2016

perché "orizzontidentro"


Perché "orizzontidentro"?
Perché gettarsi oltre i propri orizzonti o cercare i propri orizzonti interiori è la stessa cosa.
Perché se cerchi i tuoi orizzonti, se getti il tuo sguardo in lontananza, oltre i confini più remoti del tuo mondo, t'accorgi inevitabilmente che stai esplorando anche te stesso...
E allo stesso modo, se cerchi dentro di te, se ti tuffi con coraggio nelle profondità oscure del tuo essere, accettando di affondare in quegli abissi, t'accorgi inevitabilmente che stai percorrendo quei sentieri luccicanti che brillan misteriosi oltre la curva del tuo sguardo.
L'immenso che ci abbraccia fuori è l'immenso che culliamo dentro...
Chi si accorge di questo cammina in punta di piedi sopra il filo dell'orizzonte, e l'orizzonte non è più il limite delle sue percezioni, il confine dei suoi pensieri, lo spazio entro il quale vive la sua esperienza, ma un sentiero misterioso che muta, si espande, si rimodula... e in questo suo continuo cambiare rivela innumerevoli prospettive, infiniti e inafferrabili scorci d'un'unica immensità.
Ogni uomo è un corridore d'orizzonti... troppo spesso mancato.
Inizia da bambino con i suoi occhi verso il mondo, e continua da grande, col suo sguardo nel profondo, ed è la stessa cosa.
Ma quando lo sguardo si ferma tristemente a metà strada, nella "terra di mezzo", il regno grigio dei luoghi comuni e dei comuni intendimenti, gli orizzonti scompaiono, e compaiono i recinti.
Il mondo in cui viviamo ora, di fatto, non ha più orizzonti... è il mondo dei recinti.
Basta poco per accorgersene, non serve una parola... e non serve la parola.
I recinti sono lì solo perché noi non vogliam vederli, e gli orizzonti non ci sono più solo perché noi non vogliam cercarli.
E non v'è cosa più triste d'un uomo che s'aggiusta il suo recinto, mentre il suo orizzonte lo reclama... d'ogni color dipinto.

William Blake

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