sabato 28 dicembre 2013
sabato 21 dicembre 2013
un gioioso augurio
Anche quest'anno si avvicina il Natale, e tutti a Natale amiamo fare regali ai nostri bambini.
Ci commuove vederli sorridere mentre aprono un pacchetto colorato, e nei loro occhi brillare una luce misteriosa e a noi ormai quasi sconosciuta, ma che inevitabilmente ci attrae e ci porta lontano... è la gioia.
La gioia ha abbandonato molti focolari ormai, e ha lasciato il posto ad un'altra dea, una dea crudele che non attrae ma cattura, che non porta lontano ma opprime...
Forse sai di cosa sto parlando, o forse quest'anno non tocca a te, come per fortuna non tocca a me, e quindi pensi: "io speriamo che me la cavo".
Ebbene sto parlando si, della "crisi".
Ormai tutti parlano della crisi, alcuni con enfasi, altri con paura.
Ognuno venera a modo suo questa divinità.
Ma quanti si son chiesti che cosa sia? e da dove venga?
Io me lo son chiesto, e per quello che vale questa è la mia conclusione:
Sai qual'è la principale causa della crisi? La nostra tristezza.
Sai qual'è il principale scopo della crisi? La nostra tristezza.
Non ci credi? Giustissimo, si comincia così.
Ma potresti non fermarti qui, potresti informarti.
Non ti informerai?
Continuerai a credere alla favoletta degli sprechi e a quella del corrotto che si è mangiato tutto?
Certo gli sprechi esistono e il corrotto non manca di certo, ma hanno entrambi una precisa funzione: portare il toro al centro dell'arena.
Il toro sei tu, sono io, è la nostra rabbia... spesso cieca.
Non essere cieco, scegli di vedere e informati.
Non è una bella realtà da scoprire, ci vuole forza di cuore.
Ma cos'è una vita senza coraggio...
Vivere restando nell'ignoranza, ignari delle cause e dei motivi di quello che accade, vuol dire rinunciare a ogni possibilità d'essere in equilibrio e armonia col mondo che ci circonda.
Se pensiamo che un problema ci riguardi, per avere la possibilità di risolverlo dobbiamo quantomeno volerlo conoscere, altrimenti da problema diventa soluzione ad un altro problema, molto più oscuro e nascosto, che è la nostra volontà di lamentarci e compatirci.
Non credo ci siano eccezioni a questa legge.
Ti prego di rifletterci, su questa grande barca ci stiamo tutti, e non ci sono posti di lusso ma solo miraggi, e quei miraggi hanno tutti la stessa marca: si chiama "io speriamo che me la cavo".
Non credere al miraggio.
Non credere che ci sia o che arriverà un salvatore, questo pensiero sarebbe l'esatto riflesso dell'abissale distanza che hai messo tra te e il mondo.
Non "credere" solo per delegare a qualcun'altro la responsabilità di "capire".
Informati e aiuta gli altri a capire.
Un popolo di persone consapevoli avrebbe una speranza, di questo sono convinto.
Non ti costa molto, rinuncia a un telegiornale, perditi un salotto politico, scegli per una volta di essere tu ad informarti, piuttosto che lasciarti passivamente "informare".
Non aver paura di sbagliare, e non vergognarti se per tanti anni hai sbagliato e non hai capito, tutti sbagliano, soprattutto coloro che non lo ammettono.
Prima di capire è normalissimo non aver capito, anzi, l'unica possibilità di capire è ammettere a se stessi di non aver capito... ed è un'esperienza bellissima!
Dovremmo insegnarlo ai bambini, sarebbe fantastico, ma non servirebbe a nulla se non fossimo noi di esempio.
Facciamo ai nostri figli e a tutti i bambini del mondo un regalo più grande, molto più grande di qualunque altro regalo, che non dovrebbe neppure essere un regalo: regaliamoci tutti una possibilità.
Parlo della possibilità di riaccendere quella luce misteriosa che infondo infondo dentro di noi ancora dimora.
Per farlo abbiamo solo un modo, ovvero informarci e scegliere di essere finalmente consapevoli.
Non sarà facile, non possiamo negarcelo.
Dovremo vincere quella parte di noi che non vuol cambiare mai perché è convinta che cambiare sia come morire, mentre non vede che cambiare vuol dire soprattutto rinascere.
Quello che avremo in cambio non ha prezzo.
Basterà avere un po' di coraggio, ma questo potremmo impararlo, una volta tanto, dai bambini e come loro innocentemente aprire un pacco e, con curiosità e senza pregiudizio vedere cosa c'è dentro... e se non ci piace, la prossima volta decidere noi, tutti insieme, cosa metterci.
Questo non è un messaggio di speranza, ma un gioioso augurio.
Buon Natale a tutti.
mercoledì 18 dicembre 2013
io sono nessuno
Se sei qualcuno non sei nessuno.
Se sei nessuno non sei qualcuno.
Se sei nessuno non sei qualcuno.
martedì 17 dicembre 2013
la ragione dell'origine della ragione
Colui che ha la ragione
non perderà la ragione,
finché avrà la ragione.
Ma dal momento che con ragione
deciderà di perdere la ragione,
non avrà più ragione di credere
che abbia mai avuto la ragione.
deciderà di perdere la ragione,
non avrà più ragione di credere
che abbia mai avuto la ragione.
E dal momento che crederà
di non avere la ragione, intimamente,
a se stesso non potrà negare
di possedere la ragione.
di non avere la ragione, intimamente,
a se stesso non potrà negare
di possedere la ragione.
lunedì 16 dicembre 2013
mercoledì 4 dicembre 2013
del tutto e del niente
È stato detto tutto.
È stato detto anche che è stato detto tutto.
E anche che è stato detto che è stato detto tutto...
Non è stato detto niente.
Non è stato detto neanche che non è stato detto niente.
E neanche che non è stato detto che non è stato detto niente...
È stata detta qualcosa.
È stata detta qualcosa anche riguardo al tutto.
E qualcosa perfino intorno al niente.
lunedì 2 dicembre 2013
luci e ombre
Se nel buio dell'esistenza
luce cercherai,
all'ombra di una luce
presto siederai.
Se nel buio dell'esistenza
luce porterai,
nel buio, ramingo vagherai...
...ma un infinito mondo
di forme e di colori
nel tuo cuore accoglierai.
giovedì 28 novembre 2013
il meglio che puoi fare
Il meglio che puoi fare è cercare,
e cercando, dentro te guardare.
Se cercherai serenità,
accanto a te, sulla tua strada lei starà.
Se gioia cercherai,
gioiosamente solo, puoi star certo, l'otterrai.
Se cercherai amore
nient'altro tu potrai che cercando, amare.
Ma se non sai cosa cercare,
allora tu fai il meglio che puoi fare.
mercoledì 27 novembre 2013
come si divide... e come si unisce
Il mondo si divide in uomini che si chiedono come si divide
e uomini che si chiedono come si unisce.
Il mondo si unisce in uomini che si chiedono come si unisce.
venerdì 22 novembre 2013
Nat
– Ti spiego come funziona: tu prendi il dado, lo lanci per terra e prima che smetta di roteare lo raccogli e scegli un numero. –
– Scelgo il primo! – Disse
impulsivo Nat.
– Ma allora non mi
ascolti? Devi prima lanciare il dado, poi… –
– Ma perché? Che senso ha?
–
– Ti ho forse detto che ha
un senso Nat? E' il Gioco, è così! –
– Non mi piace! – Disse
Nat.
Mio fratello mi prende in
giro, pensava.
Era sempre la stessa
storia, gli altri bambini giocavano e litigavano complici e partecipi d'ogni
piccolo e grande segreto del mondo, lui li guardava distante e ogni qual volta
lo coinvolgevano era solo per prenderlo in giro, per prendersi gioco di un
piccolo stupido animaletto da compagnia, era l'unica cosa che riusciva a
metterli tutti d'accordo, a disegnare sui loro volti la stessa felice, maligna
espressione.
Il fratello non lo
aiutava, rincarava anzi la dose quasi incoraggiato dall'atteggiamento lascivo e
dalle risposte evasive di Nat.
– Tu sei un bambino
stupido! – gli diceva. – Le cose non hanno senso per te! Un giorno o l'altro il
serpente che sta in fondo al pozzo ti mangerà! Tu l'hai visto il serpente in
fondo al pozzo vero Nat? –
Nat non l'aveva visto, ma
tutti l'avevano visto e lui non era diverso dagli altri quindi: –
Si! – disse. – Anch'io l'ho visto! – O a questo punto, pensò tra se, forse l'ho
visto solo io!
– Ma non lo capisci –
continuò il fratello – che nostra sorella è andata via per questo? Perché tu
sei uno stupido Nat! Solo uno stupido!
– Mia sorella non è andata
via! – disse Nat in preda al panico. – Ha detto che tornerà presto! –
– Si! Stupido bambino! Ha
detto che tornerà, ed è andata via. Non ha senso questo? Neppure questo ha
senso per te Nat? –
Le sue mani iniziarono a
tremare, in preda al panico Nat iniziò a correre.
Mille sguardi lo
sfiorarono, mille bocche tentarono invano di parlargli.
Il mondo iniziò a roteare
impazzito intorno a lui.
Sei solo uno stupido,
pensava, sei solo…
– … svegliati Nat! È mezza
notte! Non ricordi? Dobbiamo andare sulla collina! Ci vieni vero Nat? Me l'hai
promesso! Mi dispiace, dormivi beato, eri così bello! –
Era così bella!
– Verrò con te! – disse
Nat.
La voce più dolce si posò
sul suo cuore ancora in subbuglio;
– Correremo fino alla
collina – diceva, – Ci sdraieremo sull'erba e guarderemo le stelle danzare, poi
costruiremo un castello, inviteremo tutti gli animali del bosco e cureremo le
loro ferite e ascolteremo le loro storie infinite…
– Mio fratello dice che
sono solo uno stupido! – la interruppe Nat.
Lei gli posò una mano
sulla guancia, asciugò teneramente le sue lacrime e gli disse:
– Non piangere Nat, io lo
so che non è stata colpa tua, e poi ha detto che tornerà presto. Vedi? Guarda
su, è lui che e ogni tanto, per dirci che ci vede e che ci ama, ruba una stella
al cielo e la lascia scivolare un poco. E poi Nat, non è vero, tu non sei... –
Nel buio della notte Nat
aprì gli occhi.
Un abisso screziato di
riflessi dorati dondolava inquieto davanti a lui.
Sollevò lo sguardo dal
mare e vide il sole, era immenso, tanto che pareva si potesse toccare.
Per un attimo a Nat sembrò
di sentirne l'immane fragore, e fu un attimo eterno in cui si perse in
quell'indescrivibile vertigine d'emozione che oltrecolmava il cielo...
Quando l'onda scrosciò
schiumando ai suoi piedi, per Nat fu come tornare a respirare, anzi, ebbe la
chiara sensazione che fosse davvero la prima volta.
L'onda si fece in dietro,
e poi di nuovo avanti...
Un soffio d'aria accarezzò
il suo viso, un lontano profumo di fiori, un ricordo di foglie e piccoli
arbusti, d'erba e conchiglie, lo avvolse.
Nat guardò in basso e vide
le sue orme, in fila, davanti a lui, perdersi lontano.
Fu un battito di cuore,
la brezza divenne vento e un'onda più grande crebbe.
Quando tornò in dietro la
spiaggia era pulita, splendente d'infiniti frammenti di luce dorata, misteriosi
ricordi d'un unico immenso sole.
L'intero firmamento
brillava vivace ai suoi piedi.
Nat fece un passo...
1995-2000 e... adesso!
sabato 12 ottobre 2013
la moneta è magia
La moneta, o meglio il denaro, non è un bene e non è un oggetto.
Esso è pura magia!
Se utilizzassimo il fagiolo come denaro esso smetterebbe magicamente di essere un fagiolo.
Se non ci credete provate a foderare la vostra camera con banconote da cinquecento euro.
Avrete scoperto che quei fogli di carta, dal momento che costituiscono denaro, non sono più fogli di carta.
Ciò non toglie che possano ridiventarlo e che in un gelido inverno potrebbero tornare utili per scaldare una bella padella di succosi fagioli.
Ma ci sarebbe poco da meravigliarsi se qualcuno morisse di fame con le banconote in tasca e i fagioli in borsa.
Il denaro è il metro con il quale si misura il valore del diritto di possesso di ogni bene e allo stesso tempo è il custode di quel valore, ma solo perché lo vogliamo noi.
Se io ti do un bene tu mi dai l'opportunità di acquistarne altri.
Questa opportunità si chiama denaro.
Tutto molto banale, lo so.
Eppure, per quanto banale, facilmente sfugge la vera natura del denaro, ovvero l'essere testimone di un patto, evidente o meno che sia, tra persone che mutualmente e magicamente decidono che esso esista.
Se poi si attribuisce il valore creato ad un simbolo e si appiccica questo ad un oggetto, metallico o cartaceo per esempio ma non necessariamente, si crea la moneta.
Quando eravamo bambini e gli occhi vedevan le cose per quel che erano, ci sarà sembrato magico che i nostri genitori dessero un valore a quegli oggetti.
Un magico gioco al quale avremmo giocato anche noi per tutta la vita, ed eran già tutti d'accordo, mancavamo solo noi.
Ma quello che noi vivevamo come magico, magicamente non brillava negli occhi degli adulti.
Evidentemente non era una loro creazione, non erano loro i sovrani.
Col tempo avremmo dimenticato quella magia anche noi e quegli oggetti avrebbero occupato, con un pò di fortuna le nostre tasche, con qualche probabilità in più le nostre mani e quel che è peggio, con verosimile certezza la nostra testa.
La magia del denaro ci avrebbe stregati.
Tuttavia, per quanto ben congegnato, l'artificio non sarebbe durato se la moneta non avesse la sua utilità pratica.
Essa favorisce gli scambi in quanto è facilmente trasportabile, comodamente stoccabile e piuttosto poco deperibile.
Per di più è praticamente illimitatamente replicabile.
La sua evoluzione digitale poi svuota addirittura di significato le affermazioni precedenti spalancando definitivamente le porte della realtà.
Questo è tutto quanto la moneta può fare per gli uomini, e se vi pare che sia poco, poca cosa è la magia.
Ma come il sogno chiama il sognatore, come l'arte chiama l'artista, la magia chiama il mago.
E chi è allora il mago?
Dov'è quel patto di cui nessuno di noi ha memoria?
Dietro questa domanda si cela, e celandosi si manifesta, l'infinita distanza che separa l'uomo da se stesso in quanto parte del tutto.
L'uomo, per quanto accecato dalla mania del possesso, non sente il mondo che ha intorno come qualcosa che gli appartiene, nè tanto meno sente di appartenergli.
La magia è magicamente svanita quando nei suoi occhi ormai stregati ha smesso di brillare la luce nascente della scoperta, lasciando il posto alla sterile illusione.
Quando questo sia successo non lo sa nessuno.
E' la memoria perduta di un remotissimo presente scomparsa nel frastuono di un grande sogno collettivo.
La moneta stessa è solo lo specchio dell'assenza dell'uomo, della sua scelta di non scegliere, di non esser presente e sovrano della propria esistenza.
In fin dei conti quindi, se fossimo sull'orlo di un baratro e il nostro sogno stesse diventando un incubo, sarebbe solo, o quantomeno in gran parte, volontà nostra.
A questo punto potremmo svegliarci, o aspettare che qualcuno conti fino a dieci... Ma in ogni caso dovremmo decidere, e lo decidiamo in ogni momento, se questo in cui viviamo debba essere o meno il "nostro" mondo...
Esso è pura magia!
Se utilizzassimo il fagiolo come denaro esso smetterebbe magicamente di essere un fagiolo.
Se non ci credete provate a foderare la vostra camera con banconote da cinquecento euro.
Avrete scoperto che quei fogli di carta, dal momento che costituiscono denaro, non sono più fogli di carta.
Ciò non toglie che possano ridiventarlo e che in un gelido inverno potrebbero tornare utili per scaldare una bella padella di succosi fagioli.
Ma ci sarebbe poco da meravigliarsi se qualcuno morisse di fame con le banconote in tasca e i fagioli in borsa.
Il denaro è il metro con il quale si misura il valore del diritto di possesso di ogni bene e allo stesso tempo è il custode di quel valore, ma solo perché lo vogliamo noi.
Se io ti do un bene tu mi dai l'opportunità di acquistarne altri.
Questa opportunità si chiama denaro.
Tutto molto banale, lo so.
Eppure, per quanto banale, facilmente sfugge la vera natura del denaro, ovvero l'essere testimone di un patto, evidente o meno che sia, tra persone che mutualmente e magicamente decidono che esso esista.
Se poi si attribuisce il valore creato ad un simbolo e si appiccica questo ad un oggetto, metallico o cartaceo per esempio ma non necessariamente, si crea la moneta.
Quando eravamo bambini e gli occhi vedevan le cose per quel che erano, ci sarà sembrato magico che i nostri genitori dessero un valore a quegli oggetti.
Un magico gioco al quale avremmo giocato anche noi per tutta la vita, ed eran già tutti d'accordo, mancavamo solo noi.
Ma quello che noi vivevamo come magico, magicamente non brillava negli occhi degli adulti.
Evidentemente non era una loro creazione, non erano loro i sovrani.
Col tempo avremmo dimenticato quella magia anche noi e quegli oggetti avrebbero occupato, con un pò di fortuna le nostre tasche, con qualche probabilità in più le nostre mani e quel che è peggio, con verosimile certezza la nostra testa.
La magia del denaro ci avrebbe stregati.
Tuttavia, per quanto ben congegnato, l'artificio non sarebbe durato se la moneta non avesse la sua utilità pratica.
Essa favorisce gli scambi in quanto è facilmente trasportabile, comodamente stoccabile e piuttosto poco deperibile.
Per di più è praticamente illimitatamente replicabile.
La sua evoluzione digitale poi svuota addirittura di significato le affermazioni precedenti spalancando definitivamente le porte della realtà.
Questo è tutto quanto la moneta può fare per gli uomini, e se vi pare che sia poco, poca cosa è la magia.
Ma come il sogno chiama il sognatore, come l'arte chiama l'artista, la magia chiama il mago.
E chi è allora il mago?
Dov'è quel patto di cui nessuno di noi ha memoria?
Dietro questa domanda si cela, e celandosi si manifesta, l'infinita distanza che separa l'uomo da se stesso in quanto parte del tutto.
L'uomo, per quanto accecato dalla mania del possesso, non sente il mondo che ha intorno come qualcosa che gli appartiene, nè tanto meno sente di appartenergli.
La magia è magicamente svanita quando nei suoi occhi ormai stregati ha smesso di brillare la luce nascente della scoperta, lasciando il posto alla sterile illusione.
Quando questo sia successo non lo sa nessuno.
E' la memoria perduta di un remotissimo presente scomparsa nel frastuono di un grande sogno collettivo.
La moneta stessa è solo lo specchio dell'assenza dell'uomo, della sua scelta di non scegliere, di non esser presente e sovrano della propria esistenza.
In fin dei conti quindi, se fossimo sull'orlo di un baratro e il nostro sogno stesse diventando un incubo, sarebbe solo, o quantomeno in gran parte, volontà nostra.
A questo punto potremmo svegliarci, o aspettare che qualcuno conti fino a dieci... Ma in ogni caso dovremmo decidere, e lo decidiamo in ogni momento, se questo in cui viviamo debba essere o meno il "nostro" mondo...
"La magia è arte della creazione, l'arte della creazione è affermazione di sovranità."
venerdì 27 settembre 2013
lacrime
C'è un uomo dentro una grotta.
Un giorno l'uomo, attratto dalla morbida luce, decide di uscire,
ma la luce che in principio lo attraeva ora lo abbaglia.
La grotta si richiude dietro di lui.
L'uomo si accorge di ciò e una profonda tristezza lo assale.
Piange, e le sue lacrime sgorgano come sorgente alla luce del sole.
Cerca allora di aprire la grotta afferrando quelle lunghe ciglia,
ma la sua tristezza cresce e le ciglia, divenute il suo unico appiglio, lentamente lo abbandonano.
Cerca di aggrapparsi, ma la superficie liscia di quel mondo non lo aiuta,
e allora scivola, scivola...
Fin quando giunge ad una valle morbida,
l'abbraccia, e quella si apre dolcemente.
Quando è dentro scopre che è enorme, profonda.
Prima di esser inghiottito da quell'abisso sente il bisogno di urlare.
Il suo urlo riempie l'intera caverna e cresce, cresce...
Arrivano altri uomini come lui, e tanti, tanti ancora.
E il loro urlo diventa enorme, immenso, sconfinato.
Prima che scompaia nel tutto, l'occhio dell'uomo lentamente si riapre.
Una luce morbida lo attrae.
L'eco d'un silenzio assordante lo scuote.
lunedì 23 settembre 2013
democrazia
E intanto la democrazia avanza,
come un'inesorabile marea,
un'onda invisibile che tutto unisce e niente risparmia,
un'immensa ragnatela che avvolge i cieli e solca le menti.
Tutto è bandiera ormai,
tutto è veicolo d'onde che passano, vuote.
tutto è veicolo d'onde che passano, vuote.
E in questo desolante ammiccar,
l'uomo sventola più d'ogni cosa...
l'uomo sventola più d'ogni cosa...
...ma l'uomo non è l'uomo.
I suoi occhi s'apron d'incanto,
la luce s'infrange,
l'onda trova lo scoglio...
...la sua voce non trema:
"Io riconosco al Momento il diritto di Eternità,
e al Crogiolo il diritto d'Immensità".
"Io riconosco al Momento il diritto di Eternità,
e al Crogiolo il diritto d'Immensità".
mercoledì 21 agosto 2013
l'aurora
C'è un'aurora che non valica i monti, e i mari non scioglie.
È l'aurora di un sole che nessuno vedrà.
Dillo anche tu "io son nessuno!... io son nessuno!..."
martedì 20 agosto 2013
egregora
Nessuno la vede
ma il mondo lei avvolge
e non teme barriere,
d'ogni forma ha le foglie.
I suoi frutti non nutron
ne radici lei ha,
ma di sogni si nutre
che mai più renderà.
Lei non parla, non dice
ma i suoi frutti sapran,
se dentr'ogni salotto
loro sbocciare potran.
E son frutti quadrati
fra cielo e terra schiacciati,
e ci sta dentro il mondo,
dicon, ma lui... resta tondo!
giovedì 15 agosto 2013
l'abisso
vola, leggera.
Ha i sette mari e i sette venti
nel cuore, leggeri.
Sui prati, sui pini,
le chiese, i cipressi,
le case, le strade, le rose.
Conosce l'abisso, l'ha visto
dall'alto, dal basso,
leggera, veloce, felice.
1995-2000
martedì 6 agosto 2013
l'illusione nascosta
Si può vivere di sogni o si può vivere nell'illusione che il proprio sogno non sia un sogno.
Vivendo di sogni ci si abbandona al mare delle possibilità dell'essere, in nulla ci si identifica se non nel mare stesso e in ogni istante ci si rigenera come esseri vivaci e cangianti.
Vivendo nell'illusione ci si aggrappa ad uno scoglio, il mare con i suoi infiniti capricci diventa un nemico e l'essere precipita nella divisione e nella tristezza.
Ci si convince che uscendo dal proprio sogno non si possa più assaporare il sapore di un sogno e si resta quindi prigionieri inconsapevoli di un'illusione nascosta, uguale per tutti e sempre la stessa, dato che l'unico modo per vincolarsi ad un sogno è illudersi che questo non sia un sogno.
Questa è l'illusione.
Se la vedi sai di esser prigioniero e quindi cerchi inevitabilmente la tua libertà.
Se non vedi l'illusione, tu credi di esser libero, e quindi non cerchi.
Io penso che la libertà in questo mondo non ci sia, ma si manifesti solo in coloro che la cercano.
Per questo è libero solo chi sa di esser prigioniero.
La libertà, quella cosa che per molti ha valore, ma per alcuni solo... non ha prezzo.
E sono io i molti, ed io sono gli alcuni.
E sono io i molti, ed io sono gli alcuni.
lunedì 5 agosto 2013
un giorno senza vento
La principessa è sulla torre,
il cavaliere è sul cavallo,
la luna è ancor nel pozzo
e già il sole annuncia il gallo.
Svegliati, alzati, vieni da me,
sarò la regina se tu sarai il re.
Son nato da una stella
e brucio in ogni istante,
coi giorni e le avventure
misuro le distanze.
Ma un giorno senza vento,
mirando l'orizzonte,
mi accorgo che il mio regno
è un mare senza sponde.
Svegliati, alzati, vieni da me,
sarò la regina se tu sarai il re.
Guardami, cercami, ridi con me,
da quando ti ho visto io vivo per... te.
giovedì 1 agosto 2013
l'assenza
Ci son delle domande che nessuno si pone ma dalle quali non si può prescindere poiché la risposta a quelle domande mai espresse siamo noi, nella pienezza del nostro essere, del nostro agire e sentire.
Quando noi siamo assenti la nostra assenza genera mostri, produce divisione, ci rende l'uno nemico dell'altro e tutti insieme schiavi di qualcuno o qualcosa che altro non è che il frutto della nostra assenza.
E' grazie alla nostra assenza che nascono le religioni, gli stati, i partiti, i clan... ed è essa che ci ha portati ad accettare delle risposte senza esserci mai posti delle vere domande.
Perchè siamo assenti?!
In realtà, sembrerà strano, ma sono le verità che generano le domande.
La verità è un fuoco acceso dentro di noi, la sua luce incontra il profilo del nostro ego e proietta fuori un'ombra.
Quest'ombra che si stende e da forma al mondo è la domanda, espressa o inespressa che sia, alla quale noi incessantemente e involontariamente rispondiamo.
Ma qualunque risposta diamo a quell'interrogativo oscuro non è altro che il profilo del nostro ego che instancabile adegua se stesso a quella forma.
Così le ombre finiscono per guidare la nostra esistenza, e così piuttosto che vivere l'amore veneriamo la sua vuota ombra, nell'incessante paura di perderla o nell'ansia di doverla guadagnare.
In tal modo l'ego, e quindi "assenti" noi, rispondiamo incessantemente ed inconsapevolmente ad una domanda la cui risposta brilla eterna dentro di noi, alle spalle del nostro ego.
Ma noi non siamo veramente noi.
Noi siamo assenti.
mercoledì 10 luglio 2013
provare per credere
Non siate troppo severi con voi stessi.
Parlo a tutti coloro che si affannano, che non si danno pace e che per amore della libertà sarebbero disposti pure a volerne dimostrare l'esistenza.
Penso sia una cosa che succede a molti, e lo penso perchè sicuramente è successa a me.
Ma poi un bel giorno è accaduto che, mio malgrado, devo aver fissato troppo a lungo lo specchio.
Lui deve essersi irritato e... "quanto sei scemo!" mi ha detto, "le prove non esistono! Semplice!".
Eggià.
Provare qualcosa a qualcuno vuol dire semplicemente creare un'evento che venga accettato come un fatto e pergiunta ammesso come prova.
Un'equazione impossibile, assolutamente priva di soluzione, a meno che non intervenga il fattore determinante, la principessa del regno delle principesse: la volontà che dice "Io voglio sapere! Io voglio esser presente!".
Finquando la principessa recita la parte della bella addormentata potreste rovesciare il mondo intero senza destare il minimo sospetto, in chi avete di fronte, che questo abbia un diritto e pure un rovescio.
Provare per credere!
Cosa ho scritto?! Ahahah! "P r o v a r e" per credere...
Quello che bisogna assolutamente capire è che chi vuol sapere non cerca affatto prove, piuttosto "trova" indizi.
È proprio chi non vuol sapere che "chiede" prove e proprio perchè le prove, sa bene, che non esistono.
Mi spiace se vi deluderò, ma tutto ciò che ho detto non ho modo, ne voglia a dire il vero, di provarvelo.
"Non potrò mai provarti quanto sei scemo!" mi disse lo specchio.
"Perchè?".
"Perchè sei scemo!".
giovedì 27 giugno 2013
perchè meditare?
Qualche volta mi faccio delle domande, così, tanto per capire con chi ho a che fare.
Se qualcuno ha provato a chiedersi perché fa una qualunque cosa, forse capirà cosa voglio dire.
Io nonostante ci abbia provato, ammetto che ci sto ancora lavorando.
“Perché meditare?!”.
“Perché chiederselo?!” innanzi tutto.
Perché la nostra mente merita tutto il nostro rispetto, lei ci accompagna ed è parte di noi per tutta la vita e anche lei deve capire.
Tuttavia rispondere a questa domanda è come aprire una porta per entrare, e ritrovarsi fuori.
Si potrebbe affermare che si medita per stare bene, in armonia, per ritrovarsi, per non perdersi...
Ottimi motivi, che tra l'altro potrebbero rispondere a qualunque altra domanda sul perché faccio questo o quello, salvo poi lasciare il posto a una risposta più pertinente tipo: “perchè effettivamente non sapevo neppure che cosa volevo... non sapevo”.
Ma nel caso della meditazione forse le cose non stanno così, e quelle risposte potrebbero esser davvero buone, ma... di cosa stiamo parlando? che cosa significa meditare?!.
Ha tutta l'aria d'essere un verbo, uno dei tanti nell'immenso archivio dei verbi di questo mondo.
Somiglia un po a pensare... “Perché pensare?” Fammici pensare... Perfetto! Pensare per trovare una risposta.
Ma meditare... è l'esatto opposto.
Quando si medita il pensiero annega in un mare che non è un mare.
Le sue frecce, ovunque puntino, perdono l'arco e sfreccian decise fuori dal segno.
"Non posso che pensare" dovrebbe dire chi cerca una risposta.
"Non posso che meditare" direbbe chi, forse, cerca una domanda.
Nell'illusione che viviamo tutto è governato da cause, stimoli, motivi e, seppur raramente, ragioni.
Questo ci condiziona al punto che non ci stupiremmo di applicare la regola a se stessa, alla ragione delle ragioni: "perchè perché?".
Ed ecco che lo specchio si rompe, il pensiero si frantuma in mille pezzi e finalmente ci scopriamo in meditazione.
E solo ora comprendiamo che la ragione è solo apparente.
Semplicemente non può esserci.
Ieri, oggi, domani... eravamo già qui, stavamo già meditando.
"Perchè guardi fuori dalla gabbia uccellino?"
"Perché il mio cuore non ha confini."
"Perché il mio cuore non ha confini."
martedì 21 maggio 2013
cercando te
Dimenticherò,
e un giorno scriverò.
Tu, sarai la mia prima
luce.
Tu, sarai l'acqua che
scorre,
la goccia, il fiume,
l'onda che travolge.
Tu…
Dimenticherò, te lo
prometto.
E sboccerò in mille
colori
e tu sarai il fiore che
cresce,
la stagione, la vita che
nasce.
Poiché t'amo,
e il mio amor non ha
sapore,
dimenticherò.
...ovunque, ed ogni
cosa...
non c'è nulla, manchi tu.
Ed io che scrivo a te,
ora,
non ricordo più.
lunedì 20 maggio 2013
obbedienza
Chimera dal cuore di stoffa
e lo sguardo d'argento,
questo mondo non sfugge al tuo giogo
ed impera su tutto
tua strina natura.
Fra le risa un pagliaccio
pronuncia il tuo nome
e si spegne nel buio.
Madre di tutte le incrini nature,
se tutto ti è dato,
e se anche Dio si è prostrato al cospetto di te,
nel profondo blu dei suoi occhi
ancora una gazza
rifiuta il tuo dono.
1995-2000
venerdì 17 maggio 2013
l'ultima forma
Vuoi che non vuoi,
volere ti porta;
sei che non sei,
non sarai mai morta.
Anima inquieta,
divina sorella,
sei madre sublime,
bellezza più bella.
Limpido sangue
che scorre nel fiume,
nitido sguardo
in un occhio di rame.
Un'immagine stringe
il tuo cuore al tuo cuore,
mentre un'onda si placa
nel ventre del mare.
Voler che volesti
volere negasti.
Anima inquieta,
sublime sorella;
nell'ultima forma
del gesto divino,
il voler che volesti,
il voler che baciasti.
1990-1995
venerdì 10 maggio 2013
a me stesso
Che siano le tue certezze
gelide correnti marine
che riposano nei profondi abissi
degli oceani più remoti.
Che sia il tuo occhio
l'astro lucente a mezzogiorno,
che più lucente e bramoso che mai
vada a cercarle in quegli abissi.
Che non trovi che se stesso
solo un attimo prima d’esser tale,
e che impari, tutto il resto
serve per giocare.
2000-2005
mercoledì 8 maggio 2013
inno al guerriero
Un foglio bianco per Frank Frazetta.
1995-2000
Al reo sibilar del vento, di roccia audace guerrier
tuo pugno sollevi.
Ree palpitar l'Erinni
che da tua man fugaron
le sorti future.
...sopito un canto al tuo cuore
al che sull'inclite valli
volgesti il tuo sguardo,
e le torri incendiate
e le vette innevate
fer d'acciar l'occhio tuo,
al par del tuo brando.
Ferale augel di sua tema
al tuo cuor die' conforto;
fulgid'alma nel ciel,
tracotante e sprona
al suo motto, che dall'alto,
predar ti fu tempo.
“Che tu possa sempre esser amato, guerriero!
Guerriero sempre, e mai soldato!”
Guerriero sempre, e mai soldato!”
lunedì 6 maggio 2013
s'io fossi un pittore dipingerei...
…un quadro che
rappresenti la mente:
lungo i bordi due mani
che reggono il quadro.
Dentro una persona sul
ciglio di un pozzo quadrato.
La persona ha in mano il
quadro che noi stiamo guardando
e osserva noi con la testa piegata in dietro.
Nel suo quadro ancora lui
che però, questa volta
osserva dentro il quadro che ha in mano… e via dicendo.
…un quadro che
rappresenti lo spirito:
una batteria di corridori tutti in ginocchio,
tesi come corde di un arco, in attesa del canonico sparo
tranne uno che invece sta in
piedi, rivolto al giudice,
con le mani in alto in segno di resa.
…un quadro che
rappresenti l'anima:
una bambina china su un
fiore,
in mezzo a un campo,
in una bolgia congelata di polvere e zoccoli di
cavalli,
perfettamente noncurante, immobile,
come la sua mano che tende ma non
coglie.
08 dicembre 2011
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