Nella notte del risveglio
dorme più chi sa che dorme
o chi più si crede sveglio?
Maximilian Pirner, 1878
Nella notte del risveglio
dorme più chi sa che dorme
o chi più si crede sveglio?
Maximilian Pirner, 1878
Mi capita spesso di sentire frasi del tipo "l'Uomo è la
peggiore bestia del mondo!" oppure "l'Uomo è il virus del pianeta, se
non ci fosse, la terra sarebbe un posto decisamente migliore"...
Non posso, allora, trattenere il mio pensiero dal lanciarsi irrequieto in cerca
del "perduto osservatore".
Mi chiedo a chi, secondo l'opinione di chi assume certi pensieri, dovrebbe
appartenere l'occhio, il punto di vista cristallino da cui emerge il giudizio
che: "l'Uomo è brutto!".
E chi è che parla poi? non è forse l'Uomo?
Ma se l'Uomo dice a se stesso che esso stesso è brutto, nel mentre in cui
formula ed esprime sinceramente tale pensiero, lo è davvero brutto?
Non è forse invece massimamente bello un essere cosciente nel mentre in cui
s'accorge d'esser brutto?
Proprio in quanto esprime il giudizio sulla bruttura in cui si riconosce poiché
non vede se stesso corrispondere all'idea di bellezza che cela in se, non entra
egli in profonda contraddizione con se stesso? e così non mostra
inevitabilmente il germe, la scintilla di quella bellezza che non riesce a
riconoscere in se?
Se fosse veramente e irrimediabilmente brutto, potrebbe mai l'uomo accorgersi
d'essere brutto?
L'uomo può essere brutto, si, non vi sono dubbi, ma sicuramente non lo è quando s'accorge d'esserlo ed "accorgendosi" mostra d'essere qualcosa di più.
Purché sia sincero con se stesso però, e non sia invece, il suo, un pensiero
indotto, una filastrocca appresa e ripetuta, l'espressione di un
condizionamento veicolato ad arte per innestare "utili" sensi di
colpa ovvero comportamenti pigri, lascivi e nichilisti che allontanano invece, piuttosto che avvicinare, l'uomo
dall'Uomo.
In tal caso si, quando ripete frasi e comandi pigramente assimilati senza
percepirne la profonda contraddizione, formulando giudizi che non ha maturato
interiormente ma che percorrono, padroni incontrastati, la sua pigra mente,
allora si che l'uomo è brutto.
Ma, come il seme non è il fiore, come la nuvola non è la pioggia, come l'arco
teso non è il bersaglio colto, così l'uomo non è l'Uomo.
Un'umanità sintetica
bussa alle porte del presente.
Poco male, voi mi direte,
s'a quelle porte gli acconsente
codesta fredda umanità ch'è
tanto distratta, vile, ignava,
rincoglionita ed indolente.
Quan' due galli si combatton
nei confini d'un recinto,
vinca l'un' o vinca l'altro
l'uno e l'altro hanno già perso;
'ché nessun dei due ha capito
chi nemico è suo davvero
e chi amico in giogo avverso.
Un vaccino avrai per ogni cosa:
per l'usura delle scarpe,
pei pedaggi autostradali,
per i giorni troppo freddi,
per l'afa, i fulmini e li strali,
ma stai tranquillo tu che li ami
e ne vorresti più che mai,
nessun vaccin sarà mai buono
per tor' cazzate ai giornalai.
Il razzismo, come fenomeno sociale rilevante che interessi le masse,
nella forma in cui viene raccontato dagli strumenti di propaganda, non
esiste, anzi, probabilmente non è mai esistito.
Quello che nel
passato spacciavano per razzismo era, a ben vedere, solo un alibi, una
scusa e un'opportunità per legittimare forme di sottomissione,
sfruttamento e schiavitù.
Non venivano certo deportati i "negri"
perché considerati razza inferiore, ma piuttosto li si considerava
razza inferiore per poterne più a lungo giustificare la deportazione e
lo sfruttamento.
Il razzismo che occupa le cronache attuali dei media occidentali e che
io definirei niente più che razzismo folcloristico è, invece, solo fumo
gettato in faccia alle masse per distrarle e per giustificare, facendo
leva su sensi di colpa indotti ad arte, politiche volte a modificare gli
equilibri sociali per fini che nulla hanno a che vedere col
benessere collettivo.
Ne sono prova mille altre forme di
ingiustizia ed emarginazione che non sfiorano mai minimamente i pensieri
dei grandi megafoni che sostengono quotidianamente le ragioni di un
problema chiaramente immaginato ad arte.
Esiste invece sì un
razzismo delle élite, un razzismo che per nulla si cura del colore della
pelle o d'altre amenità, ma che considera tutt'altri schemi e
tutt'altre categorie.
Per accorgersene però bisognerebbe fare
come non fa il toro nell'arena, che vede bene il drappo rosso ma non la
mano che lo mena.
La censura è figlia della dittatura.
Se non vi disgusta l'una non vi dispiace l'altra.
Ho sognato un dio che dorme.
Il suo sonno era l'uomo.
Ho sognato un dio che gioca.
Il suo gioco era l'uomo.
Ho sognato un dio che ride,
che piange, che canta felice,
che combatte, che fugge,
che abbracciando si strugge...
Il suo riso, il suo pianto,
il suo canto, la pugna,
la fuga, l'abbraccio, il dolore...
Tutto questo era l'uomo.
Ho sognato un dio che sogna
dentro i sogni dell'uomo,
e il suo sogno era l'uomo.
Ogni confine è un invito a guardare oltre...
Non è cruccio dei violenti
e non turba i fraudolenti,
agli avari poco importa,
anzi forse li sconforta, e
gli accidiosi ed i superbi
pur ne restano alla porta.
Poco inver ne soffron anzi
gli altri vari incontinenti,
sian golosi o lussuriosi,
senza fren nel dissipare
oppur schiavi senza luce
di quell'ira che li assale.
Sfiora invece l'anatema
magro il cuor degl'invidiosi,
m'ancor più ch'ogni altra cosa,
con ferite assai più gravi,
quell'oggetto freddo coglie
ch'è nel petto degl'ignavi.
Sicché nasce e si conforma
quale cruccio lor più grande
che si mostrin tutti gli altri,
sian quei cuori meno gravi,
dello stesso lor malanno
pur senza rimedio schiavi.
Se io fossi quel che faccio e
se facessi quel che sono
"dell'innocenza", potrei dir,
che “'l buon Dio m'ha fatto dono".
Innocente è allora il sasso
quando dorme sopra il prato,
come quando cerca il fondo
tutto urtando in gran boato.
Innocente è l'acqua dolce,
che s'affacci alla sorgente
o che fiume scelga d'esser
impetuoso e travolgente.
Innocente è il bruno fuoco,
che riscaldi il focolare
o che incendi e strugga i nidi
perché sian di morte altare.
Innocente scorre l’aria,
che sia brezza sopra i fiori
o che volga in uragano,
di terrore empiendo i cuori.
E coi colori avversi al ciel
innocenti sono i fiori,
dica: "dormi!" il loro cuor' o
senza morso, dica: "muori!".
La farfalla ancor su quelli
è dono d'ali alla virtù,
ma non al gatto che l'afferr'
alcun può dir: "non ce l'hai tu!".
E poi in fine vengo io, che
Dio m'ha chiesto d'esser uomo,
non votato all'innocenza,
ma alla colpa ed al perdono.
E per questo lo ringrazio,
'che nella moral palude,
ove il mal talvolta affranca
come il bene spesso illude,
con l'amor, mi lasciò andare,
che più grande mai fu dato,
'ch'io potessi riscoprire
la bellezza del creato.