giovedì 11 luglio 2019

oltre il velo

Dietro la festa simpatica e chiassona di halloween si nasconde una delle storie più macabre e vergognose che l'umanità abbia conosciuto.

Trecento anni dopo il viaggio iperuranico del sommo poeta, e quando gli occhi dell'uomo avevan già potuto apprezzare la grazia posarsi sorridente sulle tele del rinascimento, nelle piazze del civile occidente, sopra ceppi freschi rubati alla brina dei boschi, ben attizzate dalle mani zelanti di ligi prelati s'alzavan le fiamme del fuoco infernale fino al cuore di quelle che chiamavano "streghe"... 

 

V'era un tempo di maghi e di streghe
e di piante e di fiori per tutte le cure,
corteggiate per lunghi e sognanti millenni
e per noi tramandate di cuore in cuore.

Venne poi al mondo la pia religione
e fu tempo e stagione di fuoco;
per i maghi e le streghe, di piante e di fiori
dai mille profumi e giocosi colori,
non fu cura di balsamo o amabile unguento
ma colore e tormento di rogo.

Lingue di fuoco da bocche sottili
sortirono allora striscianti e taglienti,
suadendo gli spirti, ghermendo le menti,
e così gli uni s'aggiunsero ai tanti
per esser più grandi, e l'altre,
sperdute e confuse dai deboli intenti,
a quei vacui baglior s'appressaron fuggenti...

...da quel centro d'amore che bussa
paziente e costante a ogni petto;
ospite sacro, recluso e reietto
d'un buio ormai quasi perfetto.

Venne la notte del regno dei cuori,
e s'apriron tremende le porte dei cieli.

Da fauci vibranti di fiere ruggenti,
sferzarono i motti e i giudizi divini
e come da fulmini in cielo tonanti
che invocan la pioggia e lei vien senza indugi,
così da quei motti sbocciarono i fatti,
sicché quel che nulluomo farebbe
in sua singola istanza, fu allor l'opra
vigliacca e codarda d'ognuno fra i tanti.

Arser sul rogo la notte, e la notte fu giorno.
Arser sul rogo anche il giorno, e il giorno fu notte.
Arsero sogni, ricordi e speranze,
e la musica dolce, e le magiche danze.
Arser l'immenso che s'annida nel petto,
che si gonfia e si sgonfia in un gioco perfetto.
Arser la gioia che si spande nell'aria
e con tutte le cose, più di tutto, arser l'aria.

E mentre ardeva la vita 'anzi agli occhi accecati
quei vedevan la morte, solo, coi suoi fiori malati.
E tante allor furon le mani operose
devote alle spine ma cieche alle rose,
e tante sbocciaron quell'opre dannate,
malverse alla vita e al dolor comandate
che l'anime infine, ai gran moti del mondo,
il vuoto ristor preferiron, d'un sonno profondo.

E non solo la vita sfumaron,
che del cielo andò in gloria,
ma con lei maledisser e disperser la storia,
nel fumo sciogliendo i mirabili libri
e tutto quel che trovaron
dell'antica e preziosa memoria.

Passarono i secoli come notti agitate,
e sfumaro i millenni come foglie spazzate.

Mille a mille le aurore che alcun occhio dipinse,
e pugni di primavere che la mano non strinse.

E poi vennero i lumi a promettere incanti
e con quelli altri apostoli, altri dogmi, altri santi,
finché corsero e giunsero rapidi i tempi,
radunandosi al punto in cui invertono i sensi,
pronti per altri riti, altri motti, altri incensi.

Sacerdoti di scienza, ora, sopra il cuor della vita,
danzan macabri il ballo della vita svilita,
dalle forme agli stampi incalzando la bella,
come corvi ritorti su una candida stella,
come demoni bianchi senza età e senza sesso,
d'ogni cosa capaci che comandi il progresso.

Ma tutti e non tutti scemaron in fumo,
di quegli spiriti fieri che non chieser perdono,
che alla vita promiser d'esser frutto di ramo
e abbracciaron la notte mormorando a nessuno.

Portator d'un'aurora che non valica i monti
e che i mari notturni non scioglie,
il mio cuor si dischiude sotto un manto di foglie
e si colora, nascosto, di colori brillanti,
inseguendo perdute cornucopie e diamanti.

Nasceran nuovi soli, mi dice, sotto l'ombra dei boschi,
e incendieran nuovi cieli, di risvegli fiabeschi,
e di piante e di fiori ancor saranno dipinti,
gorgogliando nell'acque di graziosi torrenti,
delle streghe e dei maghi l'occhi dolci e raggianti.

Finché un cuore, continua, vorrà esserne scrigno,
una breccia sul mondo avrà sempre l'immenso,
e di maghi e di streghe e di piante e di fiori
dai mille profumi e sgargianti colori
sarà sempre presente il mirabil disegno.

Mentre il mondo s'avvolge in un turbine ignoto
ch'ogni cosa travolge promettendola al vuoto,
a me par che qualcosa si dischiuda dal centro...

Da quel centro d'amore ciò che sboccia è la vita,
come un fior che s'accorge che la notte è finita,
come un re che ritorna finalmente al suo trono
riabbracciando il suo regno tra la terra ed il cielo,
o come un bimbo curioso che scorge, innocente, oltre il velo.

 

The magic circle": Waterhouse e la rappresentazione della "bella strega"