martedì 27 febbraio 2018

confini d'Europa


Ultimamente si sente spesso parlare di nazionalismo, come fosse il più grande male che incombe sulla nostra vita, l'ombra di un passato drammatico che, giustamente, nessuno vorrebbe rivivere.
Questo è per lo più l'argomento di chi sponsorizza l'Europa come fosse la soluzione assoluta, il definitivo raggio di luce sulle ombre di tutti i mali.
Si arriva persino a paventare, a difesa di questa visione, l'istituzione di un esercito che, con la forza delle armi, impedisca il rifiorire dei vecchi orgogli nazionalistici.
Dietro la nascita dei "mostri" si nascondono sempre pensieri semplicistici, come è già avvenuto, tra l'altro, proprio nel secolo scorso; pensieri che fanno facilmente presa sulle menti pigre.
Ora pensare che sia sufficiente spostare un confine geografico per superare certi problemi è, già di per se, un pensiero più che semplicistico.
Come se, per qualche oscura legge di natura, sia possibile essere fanatici nazionalisti, mentre sia invece impossibile essere fanatici Europeisti.
Come se gli Stati Uniti d'America, solo per il fatto d'esser stati "uniti" in qualcosa di più grande di loro, fossero per questo un perfetto esempio di pacifismo per il mondo intorno a loro.
Ognuno può giudicare quello che vede.
Per di più non sarebbe difficile, con un poco di fantasia, immaginare l'eventualità di un unico governo mondiale, per il vero agognato da molti, più o meno segretamente, che raggruppi sotto di se tutti i territori e tutta la popolazione del pianeta, e che quindi scongiuri definitivamente ogni velleità nazionalistica, ma che, al contempo, mantenga le genti sottomesse e schiave nella paura e nel terrore.
Sono sogni, incubi, che in molti hanno già fatto e raccontato.
Si continua a parlare di scatole e si omette sempre di costruire i contenuti.
Di fronte ad un'Europa come quella che, loro malgrado, tanti popoli sono costretti a vivere, vessati e privati d'ogni possibilità di "felicità", parola della quale ormai quasi si perde il significato, sarebbe sicuramente giusto, lecito e forse doveroso pretendere un'Europa diversa, che mettesse al primo posto i diritti inalienabili dell'uomo, non solo sulla carta, che sottraesse a ristretti gruppi di potere l'egemonia sulla somministrazione usuraia di moneta, restituendo la titolarità della moneta definitivamente al legittimo proprietario, il popolo, e restituendo allo stesso il sacrosanto diritto di autodeterminarsi, pur rimanendo nei sacrosanti confini del rispetto della vita e dell'umanità, questi sì, veri confini da curare e conservare.
Ma nulla vieta che per giungere a questo si possa ripartire da confini geografici diversi, più piccoli magari, dalle nazioni o dalle regioni, che importanza ha?
I confini sono "tutti" immaginari.
Gli stati, le bandiere, le lingue, le culture, offrono spazio all'immaginazione, regalano profondità e colore al mondo, non sono di per se un limite, piuttosto sono una ricchezza.
Non vi sono al mondo arcobaleni grigi o monotonali.
Se può esser vero che un unico buon governo mondiale ci garantirebbe un mondo buono, è pur altrettanto vero che un cattivo unico governo mondiale ci regalerebbe un mondo cattivo.
Per quanto mi riguarda, in questo momento storico, vedo molto più grandi i rischi che i benefici di una cieca dilatazione dei confini, ma lo ripeto, è sbagliato ragionare sui confini, sulle scatole, sono ragionamenti ciechi e vuoti; è dei contenuti che bisogna occuparsi.
Se il fanatismo è un male, è un male qualunque dimensione geografica si disegni intorno.
Se la solidarietà è un bene, è un bene da qualunque posto o posticino essa provenga.
Disegnatevi i confini che volete, ma riportate al centro l'uomo.



sabato 24 febbraio 2018

piccolissimi orizzonti


L'idea di "vittoria", salvo che nel sacro spazio del "gioco", è solo un’illusione dettata dalla limitatezza e dal conformismo mentale.
Chi s'illude di vincere ha in realtà già perso poiché ha smesso da tempo di farsi domande e di cercare risposte.
Tra pochi giorni in Italia si voterà.
Molti allora crederanno d'aver vinto, altri, più realisticamente, penseranno d'aver perso, ma la loro sconfitta non varrà più della vittoria dei primi.
La democrazia è già una triste sconfitta per un'umanità incattivita e non più in grado di comunicare con se stessa, figuriamoci una pseudo democrazia scimmiottata come quella in cui ci troviamo.

...faranno una nuova festa, alzando una vecchia o nuova bandiera ripeteranno a se stessi trionfanti “abbiam vinto!”, e faran tutto il giro, per lungo e per largo, del tanto amato e rispettato recinto…

venerdì 16 febbraio 2018

giovedì 15 febbraio 2018

le bandiere del male


Il male non si affeziona ad alcuna bandiera,
piuttosto si dileggia degli uomini che lo fanno.