venerdì 27 dicembre 2019

...le strade del male


Il male si giova tanto dell'accrescimento dei cattivi quanto della manipolazione dei buoni sentimenti.

mercoledì 4 dicembre 2019

civiltà decadente è...


...una civiltà che si occupa prima del come fare e dopo, forse mai, del perché.

venerdì 29 novembre 2019

...la catena alimentare


Poiché non capimmo d'immunità di "gregge"
e oscura ci fue sordità di "banco",
amara non corse impunità di "branco".

 

martedì 19 novembre 2019

lunedì 18 novembre 2019

La dama Sovranità


L'argomento importante dell'orizzonte politico attuale non è che la sovranità appartenga alle singole nazioni o ad una aggregazione di nazioni, che sia l"Europa" o qualunque altro confine si voglia.
Il vero argomento è che la sovranità appartenga ai popoli piuttosto che a piccole congreghe di oligarchi, chiunque essi siano.
La vera discriminante politica oggi è fra chi vuole che si affronti il problema della sovranità, perché è questo il vero problema sociale alla base di tutti i problemi, e chi non lo vuole; e che non lo voglia perché si illuda che il mondo sia più bello di quello che è o perché creda di trarne qualche vantaggio, poco importa, poiché, di fatto, non volendo che si affronti il punto contribuisce a tutelare uno status quo in cui la dama sovranità, snobbata e canzonata nelle piazze dei popoli, è costretta a riparare dove più, e forse e mi piace pensare a malincuor, le conviene.

sabato 16 novembre 2019

domenica 3 novembre 2019

nazionalismo e sovranismo dei nostri giorni


Sono due termini accostati, usati ed abusati, con discreto successo, per inibire le "velleità" libertarie, democratiche ed autodeterministiche dei popoli. 
Si vuole impedire che si sollevi il sacrosanto dibattito sulla sovranità politica e monetaria, che sta alla base ed è il presupposto di qualunque possibile democrazia, accostando la radice "sovranità" allo spauracchio dei nazionalismi da cui scaturirono le guerre del secolo scorso. 
E' così che, di questi tempi, si suole "menare il can per l'aia".

sabato 21 settembre 2019

albe futili

Il sole divampa alle porte del cielo,
bruciando s'appresta sul mondo a volare,
fuggita è la notte col buio e col gelo,
eppure non s'ode alcun gallo cantare.

La luna risplende qual gelido faro,
'radiando s'avanza sua luce anulare,
lontano è ormai ‘l giorno, principio del chiaro,
eppure non s'ode alcun lupo ululare.

Se non sono i grilli alle sere argentate,
e ai caldi meriggi cicale né fate,
perché, giorni e notti, a filar v'ostinate
e luci con ombre sul mondo sposate?

sabato 7 settembre 2019

sulla via della vittoria


Si può vincere una guerra senza accorgersi neppure di essere in guerra? e senza che ci si chieda prima chi è o che cosa è che si dovrebbe combattere? e per difendere o per ottenere cosa?
Ma queste sono solo domande, cosa c'entrano con la guerra? direbbe un soldato.
E infatti, al soldato non è dato farsi domande, se si facesse domande non sarebbe più un soldato, sarebbe d'incanto un guerriero, poiché è solo il guerriero che si fa domande e che si mette in condizione di vedere e scegliere la propria guerra.
Il soldato no, il soldato si lascia assoldare, si "uniforma", fa il tifo, sventola bandiere e, piano piano, come le sue amate bandiere, sventola anche lui.
Egli, nell'illusione d'esser fra i tanti e forti e già promessi alla vittoria, non s'accorge d'avere già perso.
Che si muova o che stia fermo, la vittoria è ormai preclusa, inconcepibile, impossibile per lui, come lo è l'alba per il pellegrino in processione sulla via del tramonto, a meno che esso, a un certo punto del "cammin' di nostra vita", non si volti, non si spogli dell'"uniforme" in cui s'è lasciato morire e non scelga di "rinascere guerriero", pronto a perdere, si, ma con la luce della vittoria sempre chiara e calda infondo agli occhi suoi.



domenica 1 settembre 2019

giovedì 11 luglio 2019

oltre il velo

Dietro la festa simpatica e chiassona di halloween si nasconde una delle storie più macabre e vergognose che l'umanità abbia conosciuto.

Trecento anni dopo il viaggio iperuranico del sommo poeta, e quando gli occhi dell'uomo avevan già potuto apprezzare la grazia posarsi sorridente sulle tele del rinascimento, nelle piazze del civile occidente, sopra ceppi freschi rubati alla brina dei boschi, ben attizzate dalle mani zelanti di ligi prelati s'alzavan le fiamme del fuoco infernale fino al cuore di quelle che chiamavano "streghe"... 

 

V'era un tempo di maghi e di streghe
e di piante e di fiori per tutte le cure,
corteggiate per lunghi e sognanti millenni
e per noi tramandate di cuore in cuore.

Venne poi al mondo la pia religione
e fu tempo e stagione di fuoco;
per i maghi e le streghe, di piante e di fiori
dai mille profumi e giocosi colori,
non fu cura di balsamo o amabile unguento
ma colore e tormento di rogo.

Lingue di fuoco da bocche sottili
sortirono allora striscianti e taglienti,
suadendo gli spirti, ghermendo le menti,
e così gli uni s'aggiunsero ai tanti
per esser più grandi, e l'altre,
sperdute e confuse dai deboli intenti,
a quei vacui baglior s'appressaron fuggenti...

...da quel centro d'amore che bussa
paziente e costante a ogni petto;
ospite sacro, recluso e reietto
d'un buio ormai quasi perfetto.

Venne la notte del regno dei cuori,
e s'apriron tremende le porte dei cieli.

Da fauci vibranti di fiere ruggenti,
sferzarono i motti e i giudizi divini
e come da fulmini in cielo tonanti
che invocan la pioggia e lei vien senza indugi,
così da quei motti sbocciarono i fatti,
sicché quel che nulluomo farebbe
in sua singola istanza, fu allor l'opra
vigliacca e codarda d'ognuno fra i tanti.

Arser sul rogo la notte, e la notte fu giorno.
Arser sul rogo anche il giorno, e il giorno fu notte.
Arsero sogni, ricordi e speranze,
e la musica dolce, e le magiche danze.
Arser l'immenso che s'annida nel petto,
che si gonfia e si sgonfia in un gioco perfetto.
Arser la gioia che si spande nell'aria
e con tutte le cose, più di tutto, arser l'aria.

E mentre ardeva la vita 'anzi agli occhi accecati
quei vedevan la morte, solo, coi suoi fiori malati.
E tante allor furon le mani operose
devote alle spine ma cieche alle rose,
e tante sbocciaron quell'opre dannate,
malverse alla vita e al dolor comandate
che l'anime infine, ai gran moti del mondo,
il vuoto ristor preferiron, d'un sonno profondo.

E non solo la vita sfumaron,
che del cielo andò in gloria,
ma con lei maledisser e disperser la storia,
nel fumo sciogliendo i mirabili libri
e tutto quel che trovaron
dell'antica e preziosa memoria.

Passarono i secoli come notti agitate,
e sfumaro i millenni come foglie spazzate.

Mille a mille le aurore che alcun occhio dipinse,
e pugni di primavere che la mano non strinse.

E poi vennero i lumi a promettere incanti
e con quelli altri apostoli, altri dogmi, altri santi,
finché corsero e giunsero rapidi i tempi,
radunandosi al punto in cui invertono i sensi,
pronti per altri riti, altri motti, altri incensi.

Sacerdoti di scienza, ora, sopra il cuor della vita,
danzan macabri il ballo della vita svilita,
dalle forme agli stampi incalzando la bella,
come corvi ritorti su una candida stella,
come demoni bianchi senza età e senza sesso,
d'ogni cosa capaci che comandi il progresso.

Ma tutti e non tutti scemaron in fumo,
di quegli spiriti fieri che non chieser perdono,
che alla vita promiser d'esser frutto di ramo
e abbracciaron la notte mormorando a nessuno.

Portator d'un'aurora che non valica i monti
e che i mari notturni non scioglie,
il mio cuor si dischiude sotto un manto di foglie
e si colora, nascosto, di colori brillanti,
inseguendo perdute cornucopie e diamanti.

Nasceran nuovi soli, mi dice, sotto l'ombra dei boschi,
e incendieran nuovi cieli, di risvegli fiabeschi,
e di piante e di fiori ancor saranno dipinti,
gorgogliando nell'acque di graziosi torrenti,
delle streghe e dei maghi l'occhi dolci e raggianti.

Finché un cuore, continua, vorrà esserne scrigno,
una breccia sul mondo avrà sempre l'immenso,
e di maghi e di streghe e di piante e di fiori
dai mille profumi e sgargianti colori
sarà sempre presente il mirabil disegno.

Mentre il mondo s'avvolge in un turbine ignoto
ch'ogni cosa travolge promettendola al vuoto,
a me par che qualcosa si dischiuda dal centro...

Da quel centro d'amore ciò che sboccia è la vita,
come un fior che s'accorge che la notte è finita,
come un re che ritorna finalmente al suo trono
riabbracciando il suo regno tra la terra ed il cielo,
o come un bimbo curioso che scorge, innocente, oltre il velo.

 

The magic circle": Waterhouse e la rappresentazione della "bella strega"
 

venerdì 3 maggio 2019

Buscate


Scorre veloce e travolge,
se ci getti lo sguardo,
l'acqua impaurita
nei canali del tempo,
ma sconvolge ancor più
quando vuoti si mostran,
quei solchi squadrati,
di quel vivo e impetuoso tormento.

Dalla finestra sull'alto balcone,
oltre la nebbia che accosta l'immenso,
cerca ancora il mio cuor
la sua strada, il principio ed il senso.

A via Giovanni Pascoli,
di rimpetto alla casa,
riposava un aliante, ricordo,
smontato e al riparo dal vento,

e v'eran mostri giganti
sotto cieli ruggenti
e guerrieri ed eroi sorprendenti
che s'affrontavan tenaci,
in quei giorni infiniti,
che ai miei occhi
ora appaion sfuggenti.

Gli anni dei sogni che crescon
a quei sogni s'accostan crescendo,
illudendo chi i sogni rincorre
che anche quelli calpestino il tempo.

No, non scorrono i sogni
in quei fiumi agitati
e neppur vi s'oppongono
come scogli incastrati,
ma qual' stelle fedeli alla notte
quei nel cielo s'appuntano sempre,
le stagioni vieppiù rispettando
ma poi sempre e pur sempre,
a chi ha cuor di cercarli, tornando.

E ritornano spesso al mio cuor
l'avventure più audaci,
le amicizie più pure
e gli amori sognanti e incantati
che sboccian radiosi nel cuore
di chi cerca castelli perduti,
giardini segreti e sorgenti fatate,
oltre boschi di tenebra e fiamme,
sfidando i maghi e le streghe
e deciso avanzando
sui sentieri e le tracce del drago.

Con le ali spiegate
che non temono il vento
ora vola il ricordo
sulle vie di Buscate,
grigie ad un occhio distante
ma agli occhi miei colorate.

...lo zaino alle spalle
ed un robot nel grembiule
ora sento i miei passi che corron,
scendon giù per le scale
e nel mattin già sbocciato,
nell'euforia del mercato,
sento l'odore e il calore
della bottega del pane.

E vedo il giorno che inizia
promettendo gioie, paure e tormenti,
e mia madre rammento al balcone,
mio fratello e mio padre al mio fianco,
mentre i gomiti appoggio,
pensieroso al mio banco.

Il maestro c'insegna
come scriver parole,
ma il mio cuor perde il segno,
cade giù, vola altrove,

e rammenta l'asilo,
coi suoi giochi e i colori vivaci,
e gli sovvengono le gite
oltre i confini usitati:
nei boschi a raccoglier castagne,
coi sassi tondi sfiorando il Ticino,
tra i dinosauri in rivolta
alle sponde dell'Adda,
sulle vie colme d'un Isola Bella
trovando la mano
e sbagliando la mamma,
e poi sotto gli aerei a Malpensa,
e ancor, sopra la piazza e i piccioni,
sfidando le guglie che cercano il cielo
del duomo a Milano...

e infine, verde come la vita che cresce,
come il fresco vestito d'un fiore
che s'appresta a sbocciare,
s'aggrappa il mio cuore a una bici
e sfreccia via come il vento,
finché si perde in quei suoi lunghi viaggi,
inseguendo la luce di giovani estati,
o tornando agli inverni dei sogni,
o dei ricordi sognati,
che come gocce combattono il tempo,
d'un'Alfa Sud, sopra i cristalli bagnati.

giovedì 7 marzo 2019

sii sorgente


Sorge la sorgente,
e sorge sempre.
Scorre il fiume e giunge,
e giunge sempre.
Ogni uom', sta scritto, è fiume...
ma tu non esser fiume,
tu invece sorgi!
e, come l'acqua
alla sorgente, sgorga!
e guarda l'acqua ancor
mentr'ella sorge,
come zampilla
e poi si distende...
ma tu non esser quella,
tu sii sorgente!


domenica 17 febbraio 2019

orizzonti degeneranti


Benvenuti nel peggiore dei film distopici d'ogni tempo, la quotidiana realtà, crogiuolo d'ignobili schifezze e indigeribili mostruosità.
Ve l'immaginate Freddy Mercury che sostituisce la parola "mamma" con "genitore1" nell'aria struggente e riconcigliante di Bohemian Rhapsody?
Questo è uno dei tanti attentati contro la poesia, una delle tante spine nell'anima che una parte oscura del mondo sta cercando di piantare...



giovedì 24 gennaio 2019

...in mille pezzi


Al mondo venne un pazzo,
e fu il pazzo fatto a pezzi,
e fummo tutti pezzi pazzi
di quel pazzo in mille pezzi.

venerdì 18 gennaio 2019

...solo un sogno


Sognator sognati noi siam tutti,
dal sognator di tutti i sogni,
che come gocce si ritrovan
dentro un mar di mille stagni.

Mille e mille sono i sogni
che un sognator sognato sogna,
e mille e mille i sognatori
dei mille e mille sogni.

Ma v'è un sogno fra quei tanti
che dai tanti si discosta
ed è il sogno di chi sogna
d'essere sogno fatto apposta...

...per donar quei mille sogni,
al sognator di tutti i sogni,
tutti e mille tranne uno,
sogno di tutti e di nessuno.

Sogna in sogno il sognator sognato
che si risvegli un giorno in sogno,
e risvegliandosi rammenti,
che tutto, infondo, è...

giovedì 17 gennaio 2019

la triste origine del sacro


Quando una parte importante dell'uomo non trova più posto nella sua vita, affinché essa non irrompa nel cielo col fulgore accecante d'un sole, egli le alleste con cura un altare, la protegge in un tempio e le dedica un rito o una festa a memoria.
Fa così in modo che, dal suo sonno inquieto e mai troppo agitato, il suo cuore mai prenda commiato.
È così che il cuore dell'uomo non s'è ancora svegliato.

domenica 13 gennaio 2019

la triste origine del mito


Quando un uomo non si riesce a capirlo, è dura sostenerlo e al contempo non è dato dimenticarlo, allora lo si fa eroe, oppure santo o, se serve, finanche figlio dell'irraggiungibile "Dio", purché non turbi il placido sonno del comune indolentissimo "Io".

martedì 8 gennaio 2019

la nascita delle storie


Ogni storia nasce,
e come un sol che ancor non sboccia
ma intero il ciel già avvolge e abbraccia,
così al mio cuore ella s'affaccia.
Ogni volta nuova e affascinante,
d'ombre seducenti avvolta
e d'infinite luci adorna,
più ch'io vederla, lei mi contorna,
e mi carezza, m'ammansisce,
sicché ogni cura in me svanisce,
e quando ormai son suo,
'siccome un bimbo è suo
nel ventre amato che l'accoglie,
in un baglior che non da scampo,
mestamente, lei si scioglie.

Con gli occhi fissi oltre i confini
del ciel che più arrovella e più scolora,
finché ne ho cuor la guardo ancora,
svanir come la luce d'una stella
tra le pieghe commoventi dell'aurora.

È tutto così chiar, mi dico,
che da veder non v'è più niente...

...ed a quel niente allora mi rivolgo
che mille e mille storie in seno accoglie,
e ad ogni cuor, come una coppa
generosa e traboccante,
orgoglioso le rivolge tutte quante.

Tu, che il giorno oror riempi
coi tuoi raggi innamorati,
quando sei qui col tuo splendor lucente
io vedo niente, e dai miei occhi
lagrimare allor sento il presente,
ed ogni lacrima è una storia
tra le mille e mille ch'io rammento,
sbocciate in cielo come fiori
nei campi bui del firmamento,
fioriti campi di speranze
che poi si sciolgono in sgomento.

E quel sei tu, che imperi in cielo,
bruciando storie nel meriggio pieno
e sciogliendo sogni come fiocchi d'acqua
che del mare al fin tornano in seno.
Ma se ogni sogno in te ha viva sorgente,
e scoglio immoto in cui cozzar
scoppiando in cielo con fragor ruggente,
pur tu sei un sogno, e non di meno.

Il sognator si perde a questo punto,
cercando il filo d'una storia
che d'ogni storia sveli forma e senso,
come una porta oscura e misteriosa
sugli orizzonti chiari dell'immenso.

Sciolte dai raggi d'un amor struggente
poche parole ancora, che seducan tutto
pur corteggiando niente...

Dal mar dei sogni e delle storie tutte,
vedo un delfino rituffarsi in cielo.
Gocce di mare sulle pinne, sento,
che scendon giù prima del tempo,
mentre io salgo e salgo in sulle stelle,
coi raggi d'oro dell'immenso
che m'accarezzano la pelle,
con l'aria fresca nei polmoni pieni,
sentendo l'onda dei due mondi
che ricolma il vuoto, che rinsalda il tutto
e bacia ancora e ancora il niente.

Tornerò in mare, come ho sempre fatto,
schiumando in mille e mille frange,
mentre il sognator dolce sorride,
e sorridendo ancora piange.