Cuore mio,
cuor di tutti i cuori,
poiché così ancor rinascesti
quand'io ti vidi e pronunciai
tra queste poche rime,
e il nome tuo comparve
come un fior di pace
tra le sorelle spine,
io ti ringrazio.
Poiché tu sbocci e risbocci
nel mio petto sempre,
generoso, vigile e paziente,
mentr'io mi perdo in mille strade,
spesso dimentico e distratto,
seguendo nuvole fugaci
e nulle al tatto,
io ti ringrazio.
Poiché tu batti piano
e forte, e m'assecondi sempre,
e sempre vivo e pronto,
ovunque il folle cerchio
volga di questo io distratto,
t'accordi dolce e silenzioso
ad ogni falso o vero passo,
io ti ringrazio.
Mio gran fedele servitore,
che d'umiltà sei tu maestro al punto
da scomparirmi silenzioso in petto;
senza giudizio, nessun lamento,
mentr'io dovrei chinarmi invece
e poner l'opre e l'armi tutte
al tuo divin cospetto,
io ti ringrazio.
Principe ramingo di tutti i giorni
e le stagioni, primo ritmo della vita,
sogno e canto d'immortal bellezza,
da questi campi che vorrebbero
elevarsi d'oro alla tua altezza
per darti tutto il poco gran
che gli è contezza,
te ne prego, cuore mio,
per un attimo infinito
che so mai dir come s'avvenga
che come un rosso vivo bacio
fra mille spighe d'oro mi sorprenda,
tu sboccia ancora,
incanta l'occhio che ti cerca,
scuoti forte di quest'uomo il petto
e se t'è stretto, se per i cieli e le stagioni
che in te rivendican l'immenso,
non restan spazio e tempo qui,
tu spicca un salto, distendi l'ali
e quale rondine sicura,
che sia il settembre a reclamarti,
o che s'appressi il maggio,
fatti coraggio e vola, e vola via.
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Botticelli, Madonna della Melagrana |