Dannata è la povera sveglia
che turbar vuol quel sonno
che sé cred'esser veglia...
https://it.dreamstime.com/illustrazione-di-stock-zombie-che-sveglia-di-mattina-vettore-di-pop-art-image67169709 |
Dannata è la povera sveglia
che turbar vuol quel sonno
che sé cred'esser veglia...
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La sfiducia dell'oppresso è il tripudio dell'oppressore.
Dicono che il diavolo abbia preparato già tutte le pentole...
Vorrà dire che noi ci concentreremo sui coperchi.
Non fu ch'ei fece tutto
ciò che poi divenne
e che di qui poi diverrà,
ma tutto ciò che venne
ed è e che poi verrà
è sogno di cui sogna
colui che per amore,
amando in vero e in sogno,
il vero sogno in vero amando, sogna.
Sull'altare della sacra
verità,
incalzati dalla rea paura,
sacrificaste, infausti, il dubbio.
Restò a voi, così, la vil certezza
che, per vaga e magra sicurezza,
nella menzogna il cuor vi sprofondò.
Trovar potete voi quel cuor, che per natura
vive e sogna, che non fugga tristo via
se prigioniero fatto alla menzogna?
Ma venne alla bisogna la fedel pigrizia
a ricucirvi il cuor ferito, con grande cura
e minuziosa e proverbial dovizia.
E furon punti di superbia amica
e di dolcissima alterigia, ben nascosti
all'occhio vostro e stretti ben
ch'una prigion più stretta ed accogliente
con poche scure luci e tante luminose tende
a un prigionier più tristo mai convien...
Eppur vi dico ch'è fuggito!
che mai via dal quel tempio
invero s'è n'è andato!
e a voi che per paura e per pigrizia
il cuor chiudeste dentro un coccio,
or più non resta, vedo, che un fantoccio.
...il mondo perfetto.
In mezzo a tante molle punte
che fan prato capochine
ad ogni capricciuol del vento,
nasce talevolta un fermo
e forte e generoso sicomoro.
Fra le mille grigie rocce
che fan peso avere al mondo,
e ch'ogni cosa fanno stretta
innel più immobile profondo,
riluce pur trionfante e fiero l'oro.
Non ti perdere fratello in quelli
che per gaudio d'esser tanti
son 'sì facile a comando molli,
o che dell'uno l'altro se facendo forti
fan più buio solo il regno ai morti.
Sii piuttosto fiero d'esser uno
e d'innalzarti in verso il cielo,
e d'in profondo scender pur',
e non di meno, stretto si, ma d'oro,
solo si, ma fiero e rigoglioso sicomoro.
E fu che i tiranni, via gettaton
le "maschere" buone e cordiali.
Le raccolser in fretta gli schiavi,
felici d'apparir tutti uguali.
Nell'era delle maschere, più maschere vedo, meno maschere vedo.
Un giorno un cacciatore ricevette, dietro lauto compenso,
l'ordine crudele della sua regina.
L'ordine diceva di portare nel bosco una fanciulla, ucciderla e portarne in
dietro il cuore.
Il cacciatore prese per mano la bambina, la portò nel bosco, nascose l'intento
freddo e tagliente dietro la schiena, rammentò l'ordine ricevuto e strinse il
polso della fanciulla che, spaventata, giunse i suoi occhi ai suoi occhi.
Negli occhi della fanciulla l'uomo incontrò il suo riflesso, il suo sguardo
feroce e beffardo, il suo finto sorriso, l'uomo vigliacco, il servo obbediente
e meschino, l'opportunista bugiardo, il bruto, la bestia, l'inetto...
"Sono io quello?" trasalì il cacciatore, "quello sono davvero
io?".
Siamo stati tutti bambini, e tutti sappiamo perché una favola è una favola.
Ma una favola che è davvero una favola non è mai "solo" una favola, come un cacciatore che è davvero un cacciatore non è mai "solo" un cacciatore.
Che sia o non sia, però, dipende solo da noi...