Un giorno un cacciatore ricevette, dietro lauto compenso,
l'ordine crudele della sua regina.
L'ordine diceva di portare nel bosco una fanciulla, ucciderla e portarne in
dietro il cuore.
Il cacciatore prese per mano la bambina, la portò nel bosco, nascose l'intento
freddo e tagliente dietro la schiena, rammentò l'ordine ricevuto e strinse il
polso della fanciulla che, spaventata, giunse i suoi occhi ai suoi occhi.
Negli occhi della fanciulla l'uomo incontrò il suo riflesso, il suo sguardo
feroce e beffardo, il suo finto sorriso, l'uomo vigliacco, il servo obbediente
e meschino, l'opportunista bugiardo, il bruto, la bestia, l'inetto...
"Sono io quello?" trasalì il cacciatore, "quello sono davvero
io?".
Siamo stati tutti bambini, e tutti sappiamo perché una favola è una favola.
Ma una favola che è davvero una favola non è mai "solo" una favola, come un cacciatore che è davvero un cacciatore non è mai "solo" un cacciatore.
Che sia o non sia, però, dipende solo da noi...
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