giovedì 25 aprile 2013

prometeo


Riposavo silenzioso 
sulla roccia dei mondi,

e la noia pennuta scrivea 
poesie porporine 
sulla mia pelle ambrata.

Rubai una favilla al sole.

N'ebbi un inferno tiepido 
e una morte fausta.


martedì 23 aprile 2013

la rondine nel cuore


Giocare è come volare a cuor leggero sul pesante cuore del mondo, e nascere e morire cento volte al giorno.

Penso che l'unica cosa da prendere sul serio nella vita sia il gioco; è nel gioco che si manifestano le nostre naturali inclinazioni, e nella propensione al gioco la nostra attitudine alla vita.

Tutto ciò che è serioso è morto.

Tutto ciò che è serio può morire, o può nascere e morire cento volte al giorno; perché chi ha visto la propria anima precipitare in un abisso e un'inezia costringere la più viva delle creature alla più morta delle prigioni, può morire, o può mettere un paio di piccole ali vespertine alla propria tristezza, e con esse danzare di scherno a tutto ciò che pesa sul mondo e che del mondo porta il peso infinito.

Uno spirito tragico ha una rondine nel cuore, e nulla potrebbe consolarlo d'averla persa, fuorché l'averla ritrovata.
1995-2000

lunedì 22 aprile 2013

la tigre


Sono una tigre in una gabbia, 
ho la testa bassa, 
le zampe pesanti, 
e un inferno nel cuore.

Un oceano di sangue ribolle 
dall'antro tumultuoso della mia vita 
e scivola gorgogliante nell'arteria mia
tale all'Acheronte 
tra le sponde velenose dell'Averno;
di lì scorre ferace ai più stretti condotti 
delle mie viscere oscure.

Vorace rubò al cielo il suo veleno,
quel che fu l'orgoglio suo,
e che ora morde la mia carne,
intorpidisce la mia mente,
irrora e infiamma gli occhi miei.

Io li vedo, i figli dell'uomo,
le sanguisughe della vita,
i parassiti di madre terra generosa,
gli stolti che stolti calpestano il mio mondo.

Ogni tanto mi sfiorano, per lo più di giorno,
loro vedono col sole;
e qualcuno ha visto la tigre,
qualcun altro ha visto la gabbia…

È proprio vero che chi è più vivo 
è meno adatto alla vita.
1995-2000

un gioco per un gioco


“Il vento porta il vento,
il mare porta il mare,
un gioco per un gioco”.

Ancora senti quella voce.

Nulla è sfuggito 
alla tua attenzione
e mentre la strada corre veloce, 
sotto il tuo cielo 
nulla ti sembra cambiato.

Mille sguardi 
sotto le stesse ciglia,
mille universi 
sotto la stessa incrinatura.

Tutto nasce dallo stesso grembo
e tutto è il grembo.

Se per un attimo 
sarai quello che vedi,
se per un attimo 
sarai quello che senti,
vedrai i mille volti dello stesso dio
frantumarsi nella sua
immutabile normalità,
e sarà tua la voce dell'io 
che non è figlio e non è padre.

Ripeterai in silenzio:

“Il vento porta il vento,
il mare porta il mare,
un gioco per un gioco”...

...e nulla ti sembrerà cambiato.
1990-1995