sabato 7 settembre 2019

sulla via della vittoria


Si può vincere una guerra senza accorgersi neppure di essere in guerra? e senza che ci si chieda prima chi è o che cosa è che si dovrebbe combattere? e per difendere o per ottenere cosa?
Ma queste sono solo domande, cosa c'entrano con la guerra? direbbe un soldato.
E infatti, al soldato non è dato farsi domande, se si facesse domande non sarebbe più un soldato, sarebbe d'incanto un guerriero, poiché è solo il guerriero che si fa domande e che si mette in condizione di vedere e scegliere la propria guerra.
Il soldato no, il soldato si lascia assoldare, si "uniforma", fa il tifo, sventola bandiere e, piano piano, come le sue amate bandiere, sventola anche lui.
Egli, nell'illusione d'esser fra i tanti e forti e già promessi alla vittoria, non s'accorge d'avere già perso.
Che si muova o che stia fermo, la vittoria è ormai preclusa, inconcepibile, impossibile per lui, come lo è l'alba per il pellegrino in processione sulla via del tramonto, a meno che esso, a un certo punto del "cammin' di nostra vita", non si volti, non si spogli dell'"uniforme" in cui s'è lasciato morire e non scelga di "rinascere guerriero", pronto a perdere, si, ma con la luce della vittoria sempre chiara e calda infondo agli occhi suoi.



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