Se io fossi quel che faccio e
se facessi quel che sono
"dell'innocenza", potrei dir,
che “'l buon Dio m'ha fatto dono".
Innocente è allora il sasso
quando dorme sopra il prato,
come quando cerca il fondo
tutto urtando in gran boato.
Innocente è l'acqua dolce,
che s'affacci alla sorgente
o che fiume scelga d'esser
impetuoso e travolgente.
Innocente è il bruno fuoco,
che riscaldi il focolare
o che incendi e strugga i nidi
perché sian di morte altare.
Innocente scorre l’aria,
che sia brezza sopra i fiori
o che volga in uragano,
di terrore empiendo i cuori.
E coi colori avversi al ciel
innocenti sono i fiori,
dica: "dormi!" il loro cuor' o
senza morso, dica: "muori!".
La farfalla ancor su quelli
è dono d'ali alla virtù,
ma non al gatto che l'afferr'
alcun può dir: "non ce l'hai tu!".
E poi in fine vengo io, che
Dio m'ha chiesto d'esser uomo,
non votato all'innocenza,
ma alla colpa ed al perdono.
E per questo lo ringrazio,
'che nella moral palude,
ove il mal talvolta affranca
come il bene spesso illude,
con l'amor, mi lasciò andare,
che più grande mai fu dato,
'ch'io potessi riscoprire
la bellezza del creato.
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