domenica 27 dicembre 2015

il regno dei regni


Viviamo in un mondo dove il re Orrore cede lo scettro sovente solo a sua maestà la Nausea...
E' difficile trovare un equilibrio di fronte all'indifferenza e alla cattiveria, ma si vacilla anche più facilmente di fronte alla stupidità.
Voglio rivolgere due parole a loro, a quelli che coltivano e annaffiano con cura quest'enorme mistero che ci attanaglia tutti, che ci girano e rigirano nel vortice più torbido e ossessivo che la divina immaginazione accetti d'immaginare...


Chiunque voi siate o non siate, per quanto vi sforziate d'essere stupidi, insignificanti e meschini, anche dentro di voi, fin dentro le vostre viscere e nel profondo delle vostre ciniche e ossessive cattiverie, regna la divina bellezza dell'intelligenza creativa... rassegnatevi!

The Golden Key - a video by Jonathan Quintin Art

venerdì 25 dicembre 2015

oltre i confini


...la culla.
E la culla culla.
La culla, che mi culla.
Ci sono...
Ci sono io e c'è la culla.
E la culla è tutta intorno me,
ed è l'immenso che mi culla.
Sono al centro dell'immenso.
Apro gli occhi, e siamo in tanti,
e nell'immenso sparsi tutti quanti.
E non c'è più la culla...
Vago nell'immenso.
Sono perso oltre i confini.
Siamo tutti persi oltre i confini.
E dov'è la culla?
È li, nei miei ricordi.
È dentro me che c'è una culla.
E c'è l'immenso che mi culla.
Quell'immenso è dentro me.
Quell'immenso è parte... di me.
Ci sono...
Io sono quell'immenso.
E siamo tutti quell'immenso.
Quell'immenso che culliamo,
e che ci culla.
E non v'è confine.
Noi siamo il confine.


"Dreamscape" è la traccia n°9 dall'album "try anything once", di Alan Parsons... https://youtu.be/5FbHoeZZPOM

https://soundcloud.com/oltre-i-confini

sabato 21 novembre 2015

sciabole vaganti


Scende dal nord, ma non è lancia,
non è martello oppur cortana,
e non è fioretto della Francia...

...a sgualcirci la sottana invece
è una strana tramontana,
è la falce cinica e altezzosa
d'una "SCIABOLA" spartana.

Dal suo regno sopra i mondi
è il Saladin che l'ha mandata,
per ci spalmar di marmellata.




bagliori nel buio


Tanto più è scura la notte
che una favilla più brilla!


domenica 15 novembre 2015

brandelli d'orizzonte


Le fregature non fanno il tifo e non si affezzionano alle bandiere.
Può sembrar cinismo, ma è solo lungimiranza.
Gli uomini fanno il tifo e si avvolgono interi nelle loro bandiere.
Può sembrare amore, ma è solo pigrizia, e carenza di prospettive.

Cambia sinceramente il tuo modo di pensare...
e cerca di osservare le cose sotto prospettive più ampie,
abbandonando preconcetti e pensieri comandati,
per sostenere Parigi, la Francia, l'Europa, la Terra...
e tutti gli esseri che vi abitano.




orizzonti hegeliani


martedì 10 novembre 2015

la piccola sterna


Vola più in alto mia piccola sterna

e punta il tuo cuore sereno all'insù,

prima che il cielo si muti in caverna,

pria che i giganti si muovano a guerra,

con balzo deciso tu vola e vola

più in alto e sorgi al di sopra di quelli, 

oltre la soglia dei grandi cancelli e

senza voltarti ancor vola e scompari,

in quell'aria di luce ch'è culla del

tutto che t'empie e del docile nulla.


Lì, ove il bianco s'inchina all'azzurro

e l'orizzonte sfumando s'incurva

sento già il vento che m'alza e m'avvolge e 'l

tiepido abbraccio del sole che m'urla:


"D'una goccia che sale 

si ristora l'immenso,

una goccia che scende 

è il prezioso compenso,

una rima che cerca 

è un amore che torna

nel gran cosmo o nel petto 

d'una piccola sterna.

Non temer che la notte 

risollevi i suoi ponti,

non temer che il tuo cuore 

in quei vuoti sprofondi,

s'io mi tuffo oltre l'orlo 

dei miei mille tramonti 

è per nascer di nuovo 

da quei mille orizzonti."


La più dolce carezza,

il più tenero canto,

e una stella scompare 

dipingendo un'incanto.

Poi la luna s'accende 

dentro un mar di diamanti,

e a me par che l'immenso 

sul mio cuore si schianti.


Dell'enorme Vascello 

restan mille frammenti.

Di quel grande equipaggio 

dove ognun s'adoprava

con amore e coraggio, 

non rimane ormai nulla.

Son dispersi ormai tutti, 

sopra un mar che s'innalza,

sotto un cielo che affonda, 

dalla cresta spumosa

alla valle dell'onda...


...e, naufrago io come 

lor, dondolando in quel mar 

che rinverde la vita,

una piccola sterna

sogno d'esser che vola,

che sull'onde giocando 

s'avvita, e i' lor guardo:


e v'è sì chi s'affanna 

perseguendo la vetta, 

sì chi l'onda discende

senz'alcun che l'aspetta,

e chi aspetta che passi 

o che arrivi o ritorni, 

chi rimesce in quei flutti 

gli anni e i mesi coi giorni,

v'è chi sogna una spiaggia, 

cald'un vento che asciughi,

e chi all'onda s'abbraccia 

e qual tremula goccia

poi s'allunga in un salto 

e oltre l'orlo dell'onda 

s'affaccia, brilla al Sole 

o a un sorriso di Luna, 

e poi schiuma... Ma tu


vola e vola più in alto mia piccola 

sterna, mia dolce ed eterna fortuna.



immagine by Kenny Random, 21/12/2012 "The gift"
http://www.postersandprintsblog.com/postersandprintsblog/2012/12/20/kenny-random-xxi-century-conan-xxi-century-lana-release-deta.html

venerdì 2 ottobre 2015

la stazione dei rimpianti


Su quella strada che è la vita
tante volte ho perso
che m'è dur di ricordarne
l'occasioni e pure il verso.

Sarà stata la paura spesso,
l'insicurezza o l'ambizione...
o la nostalgia, ch'è un ritornello
che corteggia una canzone.

Sarà stato il desiderio
di gettarmi a capofitto,
se ho perso quelle volte
che non riuscii a restare zitto.

E quelle volte pure ho perso,
che volevo dimostrare...
e invece m'abbracciavo stretto,
...non m'inghiottisse ancora il mare.

Ho perso quando ero convinto
di potermi ancor nasconder,
e fra mille vincitori
facilmente pur confonder.

E ancora quelle volte
che ho creduto di sapere,
e m'è sfuggita l'occasione
di "scoprire", ch'è un po' volare.

Ho perso quando m'illudevo
di conoscer gioco e carte
e al mio cuor dicevo franco:
"fatti ancora un po' da parte".

E ancor più quand'ho pensato:
"oggi è un giorno come tanti"
ho perso il tren che macchinava
dalla stazione dei rimpianti.

Mille volte, è vero, ho perso,
e se non mille, forse più,
ma più di tutte ho perso quelle
che ora non ricordo più.


https://soundcloud.com/la-stazione-dei-rimpianti

martedì 29 settembre 2015

martedì 15 settembre 2015

una folgorante verita?


I più grandi crimini dell'umanità son stati commessi... in nome di dio.

venerdì 4 settembre 2015

dell'infanzia


I talenti del diamante
con le grazie del rubino
non valgono un istante 
della vita d'un bambino.

Non v'è nulla al mondo
che abbia più valore,
ma ogni cosa è bella
se un bambin lo vuole.

Nulla valgono i castelli
nulla i templi e le cascate
ne' i tappeti o le carrozze
sulle strade lastricate.

E non brilla una corona
sulla testa d'un sovrano
più dell'occhi d'un bambino
se il papà gli tien la mano.

E se la mamma sua l'abbraccia
quando il vespero è vicino
i suoi sogni sbocceranno
più che i fiori d'un giardino.

E coi sogni anche i ricordi
fioriran di gran bellezza,
e come rondini che danzan,
del mattin saran fortezza.


mercoledì 2 settembre 2015

l'onda quadra


Se ne hai visto l'orrore
allora sì che tu l'hai vista,
ma è quando smetti di vederla
che ne scopri la conquista,
poiché ancora tu la vedi
e non di men la senti
nei gesti e le parole
dell'uomini che incontri,
in quegli sguardi curvi
che non cercano orizzonti
ma s'accostano a recinti,
ove crescono e muoiono
e mai sbocciano le menti.
Nell'onda quadra
dei comuni intendimenti.


https://soundcloud.com/londa-quadra

mercoledì 26 agosto 2015

verrà il tempo?


V'era un tempo in cui nessun s'osava,
nel silenzio oscur che il mondo offriva,
di dir quello che in suo cuor pensava.

Venne il tempo in cui il silenzio
su queste strade e piazze ignoto avanza,
come ognuno a ribadir quello che pensa.

Verrà il tempo, e sarà l'eco che ritorna
dei gran discorsi d'una muta attrice,
in cui ogni uom s'accorgerà ...di quel che dice.



https://soundcloud.com/verra-il-tempo

domenica 2 agosto 2015

dolce fanciulla


Dolce fanciulla che sei nei cuori
trovin voce i tuoi infiniti silenzi,
le tue lacrime sciolgan gli incanti
e siano i ricordi a cullarti,
e non siano i rimpianti.
Resta oggi, ti prego, al mio fianco
e ascolta quest'onda sincera che cresce
e ai tuoi piedi poi docile mesce
dei cuori dell'uomini il pianto.
Dei cuori degli uomini... sii 'l canto.

domenica 26 luglio 2015

la favola dei numeri


C'era una volta un bambino, si chiamava Uno.
Era un gran sognatore, ma i suoi sogni non trovavan mai una fine.
Aveva una gran voglia di conoscere il mondo, ma non sapeva proprio da che parte cominciare.
Aveva in realtà una gran paura di sbagliare, pensava che se avesse cominciato da una parte avrebbe perso infinite e fantastiche occasioni, e allora si voltava, ma gli pareva che il mondo ruotasse tutto insieme a lui...
Un giorno, disperato Uno chiuse gli occhi, era triste e sconsolato e allora "voglio pianger!" disse.
Due lacrime s'affacciarono alla luce e fecero una breve gara sulle sue lisce guance... "Perché piangi?"
A quel sentire Uno apri gli occhietti e vide un bimbo, "Tu chi sei?".

"Ciao! Io sono Due!".
Da quel momento Uno fu contento, e seppur rimase sempre indeciso e pieno di domande le acque che annegavano i suoi sogni non gli parver più così profonde.
Due era un bambino semplice, lui al contrario di Uno non aveva mai dubbi o incertezze su quello che voleva fare, ed era decisamente un gran chiacchierone.
Era come se il mondo fosse tutto davanti a lui che l'accoglieva pien di gioia.
Per lui le cose erano semplicemente o bianche o nere, ed anche se talvolta alcune sfumature gli sfuggivan era sempre comunque un piacere parlarci poiché diceva esattamente solo quello che pensava...
Un giorno Due disse a Uno "Vuoi giocare?"
"Dici a me?" disse Uno.
"Posso giocare anch'io?".
"E tu chi sei?" disse Uno.

"Sono Tre!".
"Wow!" disse Uno.
"Fantastico!" disse Due.
Tre era un bimbo frizzante e super vivace, allegro e pieno di energia.
A lui piaceva moltissimo fare ruote e girotondi, non stava mai fermo e si adattava a far qualunque gioco, era un grande spiritoso e da quando c'era lui non ci si annoiava mai.
Un giorno disse agli altri: "Oggi chiudiamo gli occhi e meditiamo!".
"Meditiamo? Cosa significa? Non dobbiamo fare niente?" chiese Uno.
"Chiudete gli occhi, e fate tutte le cose insieme!".
Quando riaprì gli occhi a Uno parve che fosse passata un'eternità in un battito di ciglia.
Due fece un sorriso grande "E tu chi sei?".

"Ciao amici, io sono Quattro!"
Un bimbo tranquillo era Quattro, con lui tornavan sempre i conti, è come se stesse sempre al posto giusto, non si lamentava mai, ma anche difficilmente proponeva qualcosa.
Talvolta pareva che ci fosse ma non ci fosse insieme.
Litigare con Quattro era quasi impossibile, e se putacaso succedeva non la spuntava comunque mai nessuno.
Alla fine finiva sempre tutto con una stretta di mano.
Un giorno Quattro disse "Perché non giochiamo ai quattro cantoni?!"
"Va bene!" dissero gli altri in coro, ed entusiasti si disposero agli angoletti d'una piazza.
"E adesso?" disse Uno.
"Se non avessi oror’ parlato, giurerei che manca Uno!" disse Tre ridendo, "Se tu fossi lì nel mezzo giurerei saremmo in..."

"Cinque! Ciao ragazzi, io son Cinque! Quel posto in mezzo è mio!".
Fu una gran sorpresa per tutti, Cinque era un vero rivoluzionario, da quando arrivò lui di giocar non si finiva mai, anche se poi, quand'era sera di dir che gioco hai fatto a dire il ver non ti riusciva.
Era tutto un progettare e chiacchierare e se d'idee non ne venivan lui stava li col dito in bocca e gli occhi in su...
"Ci pensi tu?" dicevan gli altri, e allo sbocciar del suo sorriso "Evviva batti il cinque amico mio!" saltavan tutti.
"Oggi abbiamo una missione!" disse Cinque, "Dobbiam trovare Sei!".
"E chi sarebbe?" disse Uno, "E non siam 'bastanza in cinque?".
"Si, mi piace!" disse Quattro, "Andiamo Due, non vuoi venir con me?".
"Vengo anch'io!" disse allor Tre.
E cominciò così quell'inconsueta assai missione.
"Sei, dove seiii!" s'udì un gran coro.
"Faremo prima" disse Cinque, "se ci divideremo. Farem due gruppi, Tre con Due e con Quattro andran di là, io con Uno...".
"Ma siam di meno!" disse Uno.

A quel dire una vocina, piano piano, dal silenzio s'affermò "Ci sono anch'io!"
"L'abbiam trovato!" sabbracciaron tutti, "E non l'abbiam neppur cercato!" disse Cinque.
"Evviva Sei! Evviva Sei!" dissero in cinque.
E Sei fu subito dei loro.
Era un bimbo docile e tranquillo, un grande sognatore con la pace in fondo al cuore.
Le sue storie avevan sempre un sol che nasce e un sol che muore, nel grande cerchio dell'amore.
"Sei," gli disse un giorno Uno, "Che stai pensando?"
"Vedo un'ombra amico mio, che ferma i soli all'orizzonte, e non è d'alba o di tramonto, ma tra i due cerchi si scompone a mezzogiorno."
"Non ti capisco amico mio" gli disse Uno, "in mezzo al tempo c'è nessuno!".
"Eppur lo vedo" disse Sei "È tutto il giorno che lo vedo..."
Venne la notte.
"È mezzanotte!"
"Chi ha parlato?" disse Uno, "Mi hai chiamato?" disse Due, "Siete svegli?" disse Tre, "Cosa fate?" disse Quattro, "Il ciel stellato?" disse Cinque, "Sei arrivato!" disse Sei.

"Siamo Sette!" disse lui.
Era giunto nella notte, e fu subito giorno.
Sette era un portento, una forza della natura, un vero condottier conquistatore.
Quando venne lui scomparver giochi, ruote, cerchi e discussioni, "Conquisteremo il mondo!" diceva, "Scopriremo posti magici, berremo l'acqua da sorgenti cristalline, spiagge dorate conserveran le nostre impronte e degli oceani andremo intrepidi sull'onde, la nostra culla sarà il fuoco del vulcano e nostra casa l'orizzonte!"
Furono giorni di viaggio e d'avventura, d'incredibili scoperte e magici momenti.
"...ma il nostro mondo non ha sponde!" disse un giorno Sei.
"Abbiam le stelle" disse Sette, "che ci guidan nella notte!".
"È molto bello amico mio, ma dov'è che andiamo? E non v'è mai un ritorno?"
"È tutt'intorno amico mio, tutt'intorno... dobbiamo andare!"
"Eppur mi pare che siam soli..." disse Sei, "come i soli all'orizzonte, un che nasce ed un che muore. Come quando tu non c'eri, e poi arrivasti nella notte..."
"Fosti tu che mi vedesti amico mio, e or sei tu che non mi vedi?" disse Sette.
"Io ti vedo come vedo il sol che nasce, e poi ti vedo come vedo il sol che muore, e poi li vedo insieme i soli... E vedo te, che non sei solo!"

"Tu vedi me, che sono l'Otto!".
"Ti vedo anch'io" s'affrettò Sette.
"Tu sei il ritorno?" chiese Sei.
"La nostra casa è dentro noi" rispose Otto "ma si può andare oppur tornare... fermi no, non si può stare."
"Bentornato!" disse Sei.
"Benvenuto!" disser tutti, e fu allestito un bel banchetto, e furon d'Uno le domande, di Due fu l'entusiasmo, Tre fu d'allegria ministro, Quattro tenne banco, Cinque alzò i bicchieri, Sei fe' una ghirlanda di parole, e poichè ognuna ebbe un colore, Sette le dispose in fila come i petali d'un fiore, poi venne Otto e fe' l'incanto d'accordare i cuori a un dolce e amato canto.
Come ruote che giravan sempre unite da ogni tempo, cosi cantavan tutti insieme che parevan fosser... tutti.
"Come son belli! Potrei turbarli... Potrei osservarli da lontano, col favore della notte, senz'annunciarmi, e magari piano piano avvicinarmi..."
"Sta arrivando un uragano!" disse Tre.
"Può spazzarci tutti via?" domandò Uno.
"Guarda, intanto adesso piove!" aggiunse Tre.

"Ben trovati amici, sono Nove!".
"Temevamo una tempesta!" disse Uno.
"La tempesta è il nostro cuore!" disse Nove, "che fermo può restare sol se tutto muove!".
"È per questo che ora piove?" disse Tre, "che scendon fulmini dal ciel ruggenti come draghi, e turbini s'avvolgon tra i bagliori e sferza il vento sopra i fiori?"
"Son gli umor delle stagioni!" disse Quattro.
"Oltre il cielo e le stagioni andar dobbiamo" disse Nove, "su, nell'alto e basso insieme, dove i giorni son sorrisi che risplendon fulvi nella notte scura, e gli orizzonti non son retta o curvatura ma puntini, sol puntini luccicanti!"
"Son le stelle!" disse Sette.
"Le stelle sì," rispose Nove, "son le vie del firmamento, grande affresco intorno al tempio senza volta né pareti del regno oscuro dei pianeti!"
"Come giran tutti quanti!" disse Tre.
"Sono immensi e variopinti!" disse Sette.
"E sincrocian ogni tanto! Disse Due.
"Son distesi sopra un piatto!" disse Quattro.
"Ma cos'è che li sconvolge?" chiese Uno, "par che fuggan tutti quanti!"
"Oppur rincorron qualche cosa," disse Sei, "che li fugge, 'che son tanti!"
"Sono i passi dei giganti," disse Cinque "che fan cerchi negli stagni!"
"Ci dev'essere l'incanto" disse Otto "che i pianeti tutti muove!"
"Tutto questo mi commuove!" disse Uno, "tutti e nove intorno al sole!"

"Benvenuti amici! Sono Dieci!"
"Ben trovato!" disser tutti.
"Siamo in tanti," chiese Uno, "oppur siam tutti?"
"Siamo il cerchio," disse Dieci, "che ci fa sentire tutti, e in vero si, ti dico, siamo tutti!"
"Ma questa storia è già finita?" chiese Uno.
"E una fine questa si," rispose Dieci, "ma non di meno è anche un inizio!"
"Ma se siam tutti" disse Uno, "se siamo il cerchio, e siam la fine... Ora cosa può iniziare?"
"Così cominciano le storie, amico mio," rispose Dieci, "ci vuole un cerchio, un girotondo, e a turno ognun potrà 'contare. Puoi iniziar tu, che lo sai fare!"
"Ma la mia storia ancora, dovrei di nuovo raccontare?" chiese Uno.
"Se la vivessi ancora," domandò Dieci, "sarebbe uguale?".

 
"Sarei diverso!" disse Uno, "sarei più forte! Avrei i miei dubbi ancor nel cuore si, ma non mi potrebber governare!"
"Bravo!" disse Dieci, "con il tuo aiuto tutto il gioco può iniziare, poiché se d'"esser" ci si accorge nella vita, li si comincia una nuova storia a raccontare! 
Così comincia un nuovo ciclo! E tu sei l'Undici, ti dico."
"E dopo me verrebbe il Due?!"

"Con molta più passione!" disse Due, "sarei il signor dell'abbondanza, spartirei il mondo poiché fosse una gran torta, e i cieli interi appenderei nella mia stanza..."
"Bene!" aggiunse Dieci , "quel che dici ti s'accoppia! D'esser Dodici ti tocca!"

"Questo gioco mi par strano... Se dovessi ancora essere Tre, son sicuro che sarei lo stesso, ma se devo recitare, e a questo cerchio che s'accosta tanto a una spiral prestare tempo, io lo giuro, sarei il vento! '
"Molto bene!" disse Dieci, "'siccome il vento annuncia il vento tu Tre dici..."

"Giocherei anch'io," s'aggiunse Quattro, "e sarebbe bello esser regina della pace e dell'immenso, e mescere l'essenza d'ogni cosa, e ricavarne ancora il senso!"
"Fantastico!" commentò Dieci, "e c'è Quattordici!"

"Ed io potrei per gioco, giocar coi panni sconci di bea smorfia e disonore, e al mondo mostrar tosto i volti osceni del potere!"
"E Quindici non manca!" disse Dieci.

"Si può nascer tante volte a questo gioco apprendo, e tante volte ancora il mondo riscoprire, e allor che al cielo il nostro cuor s'appressa, in fondo ancora e ancor cadere, ma con la gioia d'esser gocce variopinte dal cielo attratte sempre e dall'amor sospinte... Quei tesori vorrò sempre riscoprire e intanto esser la gioia ch'a ogni cuor dona dei cieli il canto."
"E siam Sedici d'incanto!"

"Vorrei che il cielo che mi guida nella notte discendesse misterioso sulla terra e che i miei passi si fermasser sazi solo al cospetto d'una stella!"
"Mai brillò di più un incanto... Diciassette!"

"Nell'equilibrio d'ogni cosa io mi pongo, son la bilancia che non pesa al mondo e sono il mondo. 
Come un castello mi dipingo che governa e incastra i versi agli universi... Ma qui m'aquieto sotto l'onde d'uno stagno, che increspan l'anime e i riflessi dell'immenso. 
Ai mondi dono il gran mister della speranza, e la fortuna che insegue i moti oscuri e altalenanti della Luna."
"Diciotto, e la notte è piena!"

"Di tutti quei pianeti ve n'è un che non avanza, che incollato s'è al mio cuore e tutto il resto ruota in una strana e ignota danza... Terza nota sopra un'arpa che s'accorda con le rime dell'immenso, d'un azzurro chiaro e intenso m'ha stregato la più bella, la più dolce... madre Terra. 
Per chi cerca all'orizzonte di quei mari sconfinati, oltre limiti e paure, spiagge e monti che l'accolgan, verdi boschi e pie radure, e per chi avanza con timore ad ogni passo e con coraggio sostenendo le sue cure, io sono il Sole!"

"Quel che ha parlato," disse Dieci, "è Diciannove. 
E ora che un nuovo cerchio è già finito, or devo anch'io, che son la ruota che s'avanza e tutti quanti invita a danza, raccoglier pure quell'invito. 
Il buon lettore avrà capito che a questo gioco sconvolgente ch'è la vita, non v'è regista o diligente osservatore che non sia pur perdutamente e irrimediabilmente attore. 
Io voglio esser quel momento, in cui ogni uomo che apre il cuore al suo tormento s'accorge d'esser parte e fondamenta dell'immenso. 
Che si ripeta all'infinito, come l'alba che ricuce il giorno dai brandelli del tramonto, ed il tramonto che risvela ancor d'incanto l'immensità del firmamento."


"Solo un momento," disse Uno, "quand'ero solo, ed ero tutto, e in ogni parte vago e incerto mi perdevo, prima ancora che una voce amica mi rapisse il cuor, io feci un sogno, e v'era il tutto che svaniva, e il niente che niente più non era. 
Quando aprii gli occhi solo allor m'accorsi che fino ad allor l'avevo chiusi. 
Perché? Mi chiesi in quel momento; cos'è che cerco in questi specchi solcando spazi vaghi e tempi in cui non vedo? 
A questa freccia su una corda tesa che il mio cuore ancora incurva io non seppi dare un segno... Ma quel che venne, or lo vedo, fu il mirabile disegno che m'accorgo io cercavo. 
E se fu bello, come vedon gli occhi e il cuor risponde, allora il mondo, ch'ora nasce e sboccia in ogni forma, a nulla più, vi dico, che una cornice si conforma. 
In quel disegno ch'è ragione e vera vita d'ogni cosa, come una rosa che si mostra al ciel che l'accarezza io voglio esser... la bellezza!"


"Sei stato matto amico mio," disse una voce, "tu c'hai 'contato questa storia. 
Ma solo a un matto riuscirebbe d'ingannarsi e tante vesti d'indossar per far baldoria... 
Si fa fagotto! Si segna il passo! Si soffia il vento! S'avvolge il tempo! Nasce una storia! Si fa baldoria!..."


 Storia "liberamente" ispirata agli arcani maggiori dei Tarocchi di Marsiglia di Camoin e Jodorowsky. 


giovedì 16 luglio 2015

il secchio è pieno


Ho visto i messaggeri della pace vomitare guerra
e come gran tromboni, rimpinguarla sulla terra.
Ho visto i mari caldi congelarsi intorno al ghiaccio
e quel' bruciar nell'aria come pece su uno straccio.

Poi nel cielo ho visto l'ombra d'un guerrier che non si vede
e cercando infondo, un uomo, oltre i vetri, sul selciato,
che al cuor suo chiedeva il conto di quel che visto aveva... e dato.

Abbiam vinto gli dicevan, l'onde il mare e la tempesta,
ora dormi, e placa il cuore, poi doman faremo festa.
Lui un respiro chiese al cielo, non mutasse in un singhiozzo,
come un secchio che traballa mentre sale su da un pozzo.

"Quel che hai visto amico mio", suggerì il cielo, "era il silenzio
che cieco avanza e mangia il cuor di chi non canta.
...se trabocca, il secchio è pieno, e ogni sua goccia il mondo incanta.
"

lunedì 13 luglio 2015

insert coin


Ormai son tutti esperti di economia... ma la moneta è privata!
Discutere di economia quando la moneta è privata è un esercizio scacciapensieri, come cercare di arricchirsi giocando ai video poker.


mercoledì 1 luglio 2015

prigionieri del niente


Cosa c'è che non va nella nostra società?
Cos'è che ci impedisce di viver sereni e d'affrontar la vita curiosi ed entusiasti?
Cos'è che ci allontana gli uni dagli altri, che ci rende diffidenti, scoraggiati e indifferenti?
Viviamo in una società assurda, una società dove ti chiedono: - Che fai tu per campare? E tu: - Lavoro, in ufficio. - E tua moglie lavora anche lei? - No, lei sta a casa... e ci par tutto normale.
Una società dove non importa quante tasse paghi, tanto quelle vanno tutte a ripagare quel "prestato niente", e il pozzo è sempre vuoto, e se ci guardi dentro vedi che c'è niente, e se ti chiedi che ci hai messo ti accorgi ch'era niente, e dov'è che stai guardando?... non lo sai, hai visto niente.
- Ci ha gabbato la finanza amico mio!
Nooo! siamo vittime del niente!
E intanto tutto abbonda e niente è niente, e franano le strade e non c'è abbastanza niente, tanti soffrono la fame e non c'è abbastanza niente, avanzano le case e dentro niente...
- Quanto niente hai nelle tue tasche?
- Non ho più niente!...
E tutti lo sanno che però è la crisi, che c'è "troppo tutto e poco niente".
- E che vuoi, ogni tanto pur succede, è come l'influenza amico mio, ci puoi far niente?
- Lo so lo so, l'ha detto anche la TV, son i malanni della terra!
- E l'altr'anno non ci venne anche la guerra?!... 
È un'illusione questa "scatola prigione", non sappiam trovare accordo per crearne una migliore, e per questo siamo schiavi e prigionieri dentro il niente...
- Cosa hai detto amico mio?
No no, niente di niente...

martedì 23 giugno 2015

ma il cielo è sempre più blu!


Una volta si oscurava e si censurava, ora si mescola e si inquina.
Una vera e propria fabbrica di false notizie s'ingegna e s'attrezza nel preciso intento di confondere le idee del navigatore curioso e di scoraggiare chi avrebbe l'ardire d'informarsi autonomamente.
Il risultato è questo: "Dove lo hai letto?" - "Su internet." - "Ah, ma li sono tutte scemenze!"...
E invece non è vero, su internet c'è tutto e di tutto, e quel giorno che non sarà così non ci sarà più alcun motivo di utilizzarlo, come ora non v'è alcun motivo di accendere la televisione.
Bisogna solo avere un minimo d'intelligenza, curiosità, apertura mentale e la mano ben salda al timone. 
Nessun altro che noi deve guidare la nostra nave.
Sarebbe bello vedere uomini sfilare per denunciare crimini orrendi e nascosti ai più, ma sarebbero belle tante cose...
A me piacerebbe per esempio andare domani ad un concerto di Rino Gaetano, e sentirgli cantare con una mano sul cuore e lo sguardo che affonda lassù: "..ma il cielo è sempre più blu!".

lunedì 15 giugno 2015

non un fiore!


C'è chi già danza sul giardino del vicino,
c'è chi al cuor suo vorrebbe dir: "Vatten' lontano!",
c'è chi: "Ha vinto quel che ha vinto e così sia,
sul mio orticello sboccerà... democrazia!
"

Quattro alberelli nasceran sulla tua terra,
un per la pace che hai turbato, un per la guerra,
un per i sogni ch'ai dormienti hai suggerito,
un pel silenzio che t'ha urlato, e non l'hai udito.

Le lor radici affonderan cercando il sole.
Mille germogli sbocceran senza colore.
E d'ogni genere e sapor sognando i frutti
lì staran tutti, ma da quei tralci... non un fiore!



https://soundcloud.com/non-un-fiore

giovedì 28 maggio 2015

zio Frà


Quando sei andato via tu Francesco, da queste parti è finita un'epoca.
Anzi, ti dirò amico mio, a me è parso proprio che fosse scomparsa una stagione.
Arrivarono altri caldi autunni, luccicanti inverni ed anche nuove e strabilianti primavere, ma di estati, quelle estati fresche di scherzi e di avventure, quelle in cui gli amici tornan da lontano e tra un progetto e l'altro, tra una risata sciocca e una proposta stravagante, come le cicale che s'approprian del silenzio e ti cantan spensierate: "e adesso, che facciamo?"...non ne son tornate.
Sento la terra che rotola Frà, così forte che non vale la pena di corrergli dietro.
Non so come sia riuscito a scriverti quattro parole in fila.
Son passati anni, e non ci ho mai neppure provato, ma oggi non so, saranno state quelle candele che ardevano in silezio ed io non le ascoltavo, o forse sarà stato il fumo che han fatto quando da sole si son spente, o l'acqua sopra il fumo, o il vetro caldo che s'è rotto...
Sarà stata l'anima mia, con la sua mano sbadata e il mal di schiena, che girava senza meta come una rondine disorientata sopra un fazzoletto bianco, e persa apriva le finestre, e a ognuna v'era un giorno, un mese, un anno e mille persi abbracci...
E intanto entrava l'aria... o usciva il fumo, ed io forse capivo.
Mi rimane difficile parlarne, e non so come spiegarlo, ma la sostanza in fin dei conti è questa: è che tu sei riuscito a farmi sentire davvero immensamente stupido.
Questa cosa mi è successa diverse volte con te in quegli anni, per non dire quando te ne sei andato poi... non trovo proprio le parole.
Quel tuo sorriso sincero e fresco, chi l'ha conosciuto non lo può dimenticare.
Ancora adesso, quando ci ripenso a distanza di anni, non so se vedo tutto appannato io, o se è il mondo che si sfalda in mille gocce.
Credo di essermi sentito la persona più idiota dell'universo, e di questo amico mio, per quanto non vorrei e mi pare assurdo più che mai, ti ringrazio infinitamente.
Mi rammarica tanto che non t'abbiano conosciuto i tuoi nipoti... zio Frà.
Nelle regole del cosmo non c'è spazio e non c'è tempo dicon quelli, che in divisa grigia e sguardi seri, han progettato l'ingranaggio...
E allora giri questa ruota, e torni aprile ancora, e venga maggio...
Sarai sempre nel mio cuore amico mio!
Un forte abbraccio!
foto by Nicola Di Pasquale

mercoledì 27 maggio 2015

il respiro degli oceani...


La metà dell'ossigeno arriva dal plancton... l'altra metà ce la siamo bell'e fumata!
Accogliere inconsciamente un'immagine del genere sullo sfondo delle parole "respiro", "oceani" e "ossigeno", è come piantarsi una trave nel cervello.
"La goletta Tara ha raccolto i campioni di 35mila specie..." traduzione: ci si potrebbe passare tranquillamente una vita, guardando sempre e solo per terra!

martedì 26 maggio 2015

sogni di gloria sul monte d'oro


Costruiremo una pista 
su quel monte dorato
e sfreccerem come dei 

sul sentiero infuocato.

Quando sentirai il tuono 

non temer figlio mio,
son gli eroi che s'appressan, 

ai cancelli di Dio.

venerdì 22 maggio 2015

i piloti del serterologico


Siete sicuri che vi raccontino quella,
che raccontano ai figli qual favola bella?
Non date più tedio ai prostrati cervelli,
e aprite piuttosto gli ombrelli!
E se non vi par logico, ma folle,
impossibile, ridicolo e tragico,
alzate le mani, e fingete sia magico,
agli amici piloti del serterologico!
...che s'avanzano fieri com'eroi senza veli,
e spartiscon precisi i quadranti dei cieli.

lunedì 18 maggio 2015

i sogni d'una trota


Se per una volta smettessimo di sognar
d'esser uomini pensanti ed evoluti
e ci calassim nell'idea d'esser sol comuni trote,
i flutti impervi dei torrenti affronterem senza timore
e ad ogni gorgo chiederem sicuri e fieri: 

"Chi controlla il controllore?".

E per amor dell'acqua fresca ancora:
"Chi ha scelto chi controlla il controllore?"...

Giunti a un certo punto, dove la roccia parla e nasce l'acqua,
ci verrebbe naturale d'ascoltarla e ci direbbe:
"Brava tu, che non hai chiuso l'occhi bella. 

L'acqua scorre e tu l' sapevi bene,
ch'a seguirla cheta cheta andavi dritta all'aspro mare...
E or che tu qui m'hai trovata dimmi, che vuoi fare?
"

"Potrei... smetter di sognar, disse la trota,
d'esser l'acqua che trascina i vinti a foce...
O di sognare d'esser foce che disperde i flutti
e mesce e culla e inganna e annega tutti...
O d'esser roccia smetter potrei ancora
che gorgheggia freschi e saggi motti,
'si che un pesce che l'ascolti al fin s'accorga
d'esser roccia, fiume, foce e pesce ancora... e mare.
"

"Puoi tu sceglier di sognar, disse la roccia, o puoi restare."


https://soundcloud.com/i-sogni-duna-trota