domenica 10 agosto 2014

i migliori e i peggiori


Voglio dedicare queste quattro parole a tutti coloro che si sentono migliori degli altri, e nondimeno a tutti coloro che si senton peggiori.
Già perché, per quanto appaian lontani, non c'è una fondamentale differenza tra i due stati d'animo.
Esser migliori o peggiori è possibile solo in funzione di obbiettivi contrastanti e dell'ambizione che spinge a concorrere per ottenerli, insomma bisogna prima mettersi d'accordo sul gioco al quale si vuole giocare.
Che gioco è allora la vita?
È evidente che chi pensa d'esser migliore di altri valuta se stesso e gli altri in funzione di una sua personale interpretazione del mondo, o al limite con l'interpretazione personale di chi manifesta di ritenersi peggiore di lui.
Chi crede d'esser peggiore poi fa esattamente la stessa cosa, riducendo e giudicando la propria esistenza e quella degli altri all'interno di binari ben precisi.
Ma chi può dire e vantar di sapere su quali precisi binari scorra il treno dell'esistenza?
Per giudicare due oggetti l'uno in funzione dell'altro v'è un presupposto fondamentale: essi devono necessariamente avere qualcosa in comune, altrimenti non è possibile alcun confronto, e che cosa accomuna profondamente gli uomini se non quello spazio, più o meno vuoto o vagamente pieno, nel capitolo che narra il senso della propria esistenza?
In cosa allora un uomo è migliore d'un altro? 
E chi soprattutto, intrapresa questa "ricerca", direbbe mai d'esser migliore o peggiore d'un altro?
Ognuno ha la sua strada davanti a se e ognuno potrà osservare se stesso e chiedersi se, e come l'abbia o meno percorsa.
Forse l'unica sostanziale e significativa differenza apprezzabile tra uomo e uomo è quella che divide ed unisce al contempo, come un fiume che scorre tra due sponde che mai si toccheranno ma che sempre dovranno al fiume la loro esistenza, l'uomo che "cerca" la propria strada e l'uomo che "crede" d'averla trovata, l'uomo che coltiva il giudizio e l'uomo che giudica. Forse...



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