- Dimmi amico mio, tu che vivi oltre i confini dell'uomo, tu che vedi e
riempi ciò che a me appare vuoto, tu che chiara t'è ogni cosa ch'io
neppure vedo, dimmi, poiché io non perda tutto, anche se poco, di quello
che in cuor serbo; quale strada conduce all'alto bene, e quale invece
trascina e sperde in fondo al male?
- Fratello mio sappi che, in ogni momento della mia vita, io sono di fronte ad un bivio e devo scegliere tra lo scegliere ed il non scegliere.
Se scelgo di non scegliere sono sulla strada del male, che è una grande e consumata strada, molto frequentata e apparentemente rassicurante.
Se scelgo di scegliere sono sulla strada del bene, che è il mio piccolo, dimenticato e misterioso sentiero.
Questa è l'unica sostanziale differenza che c'è tra il bene e il male, tutto il resto è effetto di questa scelta che io faccio, sempre, in quell'unico momento che è la vita.
Se scelgo di scegliere e mi dispongo quindi a cercare il mio personale e intimo sentiero io sto nascendo dal mondo, e divengo portatore e paladino del bene.
Se scelgo di non scegliere e mi abbandono alla grande strada che si dipana innanzi a me, la strada dei molti, privi di dubbi, celeri e disinvolti, io sto morendo nel mondo e così do modo di "essere" al male.
- Amico mio, tu che vivi oltre i confini dell'uomo, perché tu mi parli come se anche tu fossi prigioniero del mondo? qui, nel regno del bene e del male?
- Poiché nel bene e nel male e oltre il bene e il male, esiste solo la mia vita, frantumata in mille cocci si, ma ogni coccio è sempre la mia vita...
- Quindi anch'io che faccio domande, che vago perso fra le vie contorte del mondo in cerca di tracce, significati, indizi, piccole gocce di luce che mi aiutino a discernere, a trovare la strada...
- Anche dai tuoi occhi si, ho visto e vedo quella strada, dacché tu la cerchi essa scorre innanzi a te, sempre innanzi a te.
- Anche a me talvolta pare ma quando credo di vederla allora lei mi fugge, e mille cose che mi turban vedo io che il cuore strugge e allor mi chiedo: solo d'ombre qui si vive? e perchè tante nebbie qui s'ammassan fitte, che mai a noi pare che disverni e sbocci in cielo il sole?
- Il finto bene, ovvero il male, prevale quasi sempre nelle posizioni di potere e di dominio, ne è attratto e profondamente condizionato poiché nel potere e nel dominio egli vede ciò che manca a se stesso.
Il bene invece basta a se stesso, non ha puerili ambizioni e non vorrà mai dominare nulla o nessuno poiché egli è germe di libertà, e solo nella libertà trova se stesso.
Il male è una strada esteriore, facile, scorrevole, segnata e battuta... ma è vuota, è la strada della perdizione. Quando prendo questa strada valuto le cose del mondo in funzione del potere che le ha confezionate, e nel farlo manifesto la mia condizione di inconsapevole schiavo.
Il potere, è noto, ha solo schiavi.
Il bene è una strada interiore, difficile, tortuosa, struggente e misteriosa... ma è una strada piena, è la strada che percorro quando, sentendomi perso nei meccanismi del mondo, torno finalmente a casa.
Quando prendo questa strada valuto le cose del mondo dal mio unico e personale punto di vista senza cedere ad altri miei condizionamenti, e nel farlo manifesto la mia condizione di uomo libero che cerca e ama la propria libertà.
- Quindi il bene è il bisogno di libertà?
- Il bene è la libertà, quindi anche ricordo, ricerca ed esercizio di libertà, ed è un percorso che unisce gli uomini nel profondo del loro cuore, poiché conduce gli uomini al cuore.
Il male, per contro, che sembra avvicinare poiché amalgama in grandi gruppi, in realtà allontana profondamente poiché omologa l'uomo e lo uniforma annientandone la natura profonda, e allontanandolo dal cuore.
- Quindi il cuore dell'uomo è libertà?
- Il cuore dell'uomo è bellezza!
La libertà è il sentiero che porta alla bellezza.
Se ascolto il mio cuore lui mi dirà che la libertà è bellezza, poiché la libertà è la strada che conduce al cuore, che è principio di bellezza.
Se il mio sguardo non fosse libero, infatti, io non potrei cogliere la bellezza, come pure, evidentemente, non vedrei la bruttezza.
Questa è la ragione della bruttezza e della bellezza nel mondo.
- Vuoi dire che la bruttezza del mondo esiste perché in molti non la vedono?
- Si, o meglio, esiste perché io la vedo, accorgendomi di non vederla.
So cosa mi stai per chiedere, te lo leggo negli occhi, ma vedi, per me è come svegliarsi da un sonno, ma non essere davvero ancora svegli, essere in parte ancora prigionieri dei sogni vaghi, oscuri e seducenti della notte, e in parte già sedotti invece dall'alba chiara del giorno che incombe.
Il giorno verrà, è inevitabile, è già qui, io lo vedo, fiero e rigoglioso, e la notte adesso è nera e lo rincorre e gli s'avvinghia disperata e lo vorrebbe soffocar prima che nasca... poiché quello poi, nascendo ugualmente, brilli più che mai e di bellezza inondi l'infinito intero giungendo oltre la soglia del perduto immenso e di gioia e ancor di grazia varchi il colmo esausto del mio piccolo e stremato cuore.
Ora dimmi amico mio, dimmelo tu, che cosa vedi?
- Vedo gli uomini che nascon liberi, col fuoco della scelta che arde nel loro cuore, barattare presto questa fiamma che li avrebbe guidati nel loro misterioso e irripetibile sentiero, per la misera e grigia ma battuta e apparentemente sicura strada maestra.
E più gli esseri umani procedono lungo questa strada, più son condizionati a pensare che non potranno mai uscirne.
Piano piano diventano essi stessi quella strada e si perdono in quella vuota moltitudine.
L'Io si spegne riducendosi a cellula replicante d'un qualcosa che a lei pare tanto grande, ma che è in realtà immensamente piccola.
Così vedo l'uomo morire, macinato nell'incedere meccanico di un sistema preordinato.
- Già, ma Io, amico mio, getto i miei semi entro confini del mondo, e questo è il cuore dell'uomo: un seme gettato in un campo, una promessa dimenticata, o una testarda speranza.
"Spunta o germoglio dalla crepa del muro!
Sboccia o colore da quel grigio più scuro!" dico Io.
Quando l'uomo s'accorge e, con coraggio, nonostante la calca, la resistenza dei molti e col rischio di venire schiacciato dagli errori del passato e dalle minacce del futuro, si ferma innanzi a quell'antico bivio e sceglie, e abbraccia se stesso riconoscendosi nel suo ritrovato sentiero, è come un raggio di sole che squarcia le nubi.
Così rinasce l'uomo, sentiero di libertà, principio di bellezza e tempio di umanità.
E così sboccia, entro confini dell'uomo e da lì oltre tutti i confini, il più bel fiore di tutto l'universo.
E sei tu, amico mio, se lo vuoi, il fior dell'universo.
- Fratello mio sappi che, in ogni momento della mia vita, io sono di fronte ad un bivio e devo scegliere tra lo scegliere ed il non scegliere.
Se scelgo di non scegliere sono sulla strada del male, che è una grande e consumata strada, molto frequentata e apparentemente rassicurante.
Se scelgo di scegliere sono sulla strada del bene, che è il mio piccolo, dimenticato e misterioso sentiero.
Questa è l'unica sostanziale differenza che c'è tra il bene e il male, tutto il resto è effetto di questa scelta che io faccio, sempre, in quell'unico momento che è la vita.
Se scelgo di scegliere e mi dispongo quindi a cercare il mio personale e intimo sentiero io sto nascendo dal mondo, e divengo portatore e paladino del bene.
Se scelgo di non scegliere e mi abbandono alla grande strada che si dipana innanzi a me, la strada dei molti, privi di dubbi, celeri e disinvolti, io sto morendo nel mondo e così do modo di "essere" al male.
- Amico mio, tu che vivi oltre i confini dell'uomo, perché tu mi parli come se anche tu fossi prigioniero del mondo? qui, nel regno del bene e del male?
- Poiché nel bene e nel male e oltre il bene e il male, esiste solo la mia vita, frantumata in mille cocci si, ma ogni coccio è sempre la mia vita...
- Quindi anch'io che faccio domande, che vago perso fra le vie contorte del mondo in cerca di tracce, significati, indizi, piccole gocce di luce che mi aiutino a discernere, a trovare la strada...
- Anche dai tuoi occhi si, ho visto e vedo quella strada, dacché tu la cerchi essa scorre innanzi a te, sempre innanzi a te.
- Anche a me talvolta pare ma quando credo di vederla allora lei mi fugge, e mille cose che mi turban vedo io che il cuore strugge e allor mi chiedo: solo d'ombre qui si vive? e perchè tante nebbie qui s'ammassan fitte, che mai a noi pare che disverni e sbocci in cielo il sole?
- Il finto bene, ovvero il male, prevale quasi sempre nelle posizioni di potere e di dominio, ne è attratto e profondamente condizionato poiché nel potere e nel dominio egli vede ciò che manca a se stesso.
Il bene invece basta a se stesso, non ha puerili ambizioni e non vorrà mai dominare nulla o nessuno poiché egli è germe di libertà, e solo nella libertà trova se stesso.
Il male è una strada esteriore, facile, scorrevole, segnata e battuta... ma è vuota, è la strada della perdizione. Quando prendo questa strada valuto le cose del mondo in funzione del potere che le ha confezionate, e nel farlo manifesto la mia condizione di inconsapevole schiavo.
Il potere, è noto, ha solo schiavi.
Il bene è una strada interiore, difficile, tortuosa, struggente e misteriosa... ma è una strada piena, è la strada che percorro quando, sentendomi perso nei meccanismi del mondo, torno finalmente a casa.
Quando prendo questa strada valuto le cose del mondo dal mio unico e personale punto di vista senza cedere ad altri miei condizionamenti, e nel farlo manifesto la mia condizione di uomo libero che cerca e ama la propria libertà.
- Quindi il bene è il bisogno di libertà?
- Il bene è la libertà, quindi anche ricordo, ricerca ed esercizio di libertà, ed è un percorso che unisce gli uomini nel profondo del loro cuore, poiché conduce gli uomini al cuore.
Il male, per contro, che sembra avvicinare poiché amalgama in grandi gruppi, in realtà allontana profondamente poiché omologa l'uomo e lo uniforma annientandone la natura profonda, e allontanandolo dal cuore.
- Quindi il cuore dell'uomo è libertà?
- Il cuore dell'uomo è bellezza!
La libertà è il sentiero che porta alla bellezza.
Se ascolto il mio cuore lui mi dirà che la libertà è bellezza, poiché la libertà è la strada che conduce al cuore, che è principio di bellezza.
Se il mio sguardo non fosse libero, infatti, io non potrei cogliere la bellezza, come pure, evidentemente, non vedrei la bruttezza.
Questa è la ragione della bruttezza e della bellezza nel mondo.
- Vuoi dire che la bruttezza del mondo esiste perché in molti non la vedono?
- Si, o meglio, esiste perché io la vedo, accorgendomi di non vederla.
So cosa mi stai per chiedere, te lo leggo negli occhi, ma vedi, per me è come svegliarsi da un sonno, ma non essere davvero ancora svegli, essere in parte ancora prigionieri dei sogni vaghi, oscuri e seducenti della notte, e in parte già sedotti invece dall'alba chiara del giorno che incombe.
Il giorno verrà, è inevitabile, è già qui, io lo vedo, fiero e rigoglioso, e la notte adesso è nera e lo rincorre e gli s'avvinghia disperata e lo vorrebbe soffocar prima che nasca... poiché quello poi, nascendo ugualmente, brilli più che mai e di bellezza inondi l'infinito intero giungendo oltre la soglia del perduto immenso e di gioia e ancor di grazia varchi il colmo esausto del mio piccolo e stremato cuore.
Ora dimmi amico mio, dimmelo tu, che cosa vedi?
- Vedo gli uomini che nascon liberi, col fuoco della scelta che arde nel loro cuore, barattare presto questa fiamma che li avrebbe guidati nel loro misterioso e irripetibile sentiero, per la misera e grigia ma battuta e apparentemente sicura strada maestra.
E più gli esseri umani procedono lungo questa strada, più son condizionati a pensare che non potranno mai uscirne.
Piano piano diventano essi stessi quella strada e si perdono in quella vuota moltitudine.
L'Io si spegne riducendosi a cellula replicante d'un qualcosa che a lei pare tanto grande, ma che è in realtà immensamente piccola.
Così vedo l'uomo morire, macinato nell'incedere meccanico di un sistema preordinato.
- Già, ma Io, amico mio, getto i miei semi entro confini del mondo, e questo è il cuore dell'uomo: un seme gettato in un campo, una promessa dimenticata, o una testarda speranza.
"Spunta o germoglio dalla crepa del muro!
Sboccia o colore da quel grigio più scuro!" dico Io.
Quando l'uomo s'accorge e, con coraggio, nonostante la calca, la resistenza dei molti e col rischio di venire schiacciato dagli errori del passato e dalle minacce del futuro, si ferma innanzi a quell'antico bivio e sceglie, e abbraccia se stesso riconoscendosi nel suo ritrovato sentiero, è come un raggio di sole che squarcia le nubi.
Così rinasce l'uomo, sentiero di libertà, principio di bellezza e tempio di umanità.
E così sboccia, entro confini dell'uomo e da lì oltre tutti i confini, il più bel fiore di tutto l'universo.
E sei tu, amico mio, se lo vuoi, il fior dell'universo.
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