sabato 3 maggio 2025

dei cuori gentili e ribelli

Un cuore non può essere gentile e ribelle se non custodendo, nei suoi scrigni profondi, le chiavi delle porte del cielo.

giovedì 10 aprile 2025

delle profezie e del dominio della paura

Tutti i vaticini, tutti gli oracoli, tutte la profezie di questo mondo, son mattoni che compongono e sorreggono un solo grande edificio.
Quell'edificio si chiama "paura" e la paura è una prigione che stringe e costringe il cuore dell'uomo.
Cosa generano infatti le profezie quando giungono al segno? cosa insinuano nel profondo del cuore dell'uomo?
Non germina forse, in quel centro di vita, una sensazione di impotenza, di rassegnazione, un moto di sottomissione, d'ubbidienza e, per il dolce, una speranza d'indulgenza o d'un'amara ricompensa?
Non sono forse, questi appena enunciati, tutti camuffamenti e mimesi della venefica dea Paura?
Eccola qui, nella sua oscura grandezza, la nuda e vitrea gorgone che muta ogni cuore in un pezzo di ghiaccio.
Vuoi tu che il tuo cuore sia un pezzo di ghiaccio?
Guardati bene, uomo, da tutti gli oracoli, poiché essi sono mattoni e carpentieri della dura prigione del tuo cuore.
Il loro dominio fa il tuo cuore domato, sottomesso, addomesticato, incattivito... e un vivo cuore, mortificato a tal punto, è quanto più vi sia di lugubre e deprecabile in tutta la sfera dell'incommensurabile cosmo.

The Horsemen - Yordanov Yulian 2005



mercoledì 26 febbraio 2025

il saluto di madama Satira

E fu, in fine, che madama Satira 
il momento suo prestò a signora Verità 
perché potesse essa mostrarsi
un poco anche agli increduli, 
in un apoteosi di caramellosa ilarità.

"Per un poco ognuno ti vedrà,"
disse a lei teneramente,
"finché, poi che t'avrà vista, 
vista in vero non t'avrà, 
preso ancora nelle amabil cure 
di Bugia e di Falsità.

Ma che t'importa amica mia,
sul palco metti il tuo bel piede
e canta a tutti il canto tuo,
e porta il giorno sulla notte,
e la bonaccia alla tempesta 
mett'in faccia pur',
e sottometti e schiaccia.

Non piangeran tra le tue braccia 
quei, ma sciocchi rideranno inver,
'che crederan veder danzar
nei loro occhi i panni miei.

E sia allor ch'io con essi pur, 
seppur d'un altro riso, 
più amaro sì ma vero e vivo,
guardando la tua danza riderò.

E già ti vedo trepidar, 
e poiché brava so che sei 
come e più di quanto anch'io saprei,
volentier ti lascio il posto mio.

Quando e se s'accorgeran ch'è Verità
a calcare il piè sopra i miei palchi,
e muteranno, l'occhi lor ridenti,
goccia di fiume in acqua e sale,
forse allor chissà che vorrà Dio 
ch'io torni ancora a fare,
come l'acqua dolce torna al mare,
di nuovo quello che so fare.

Intanto amica mia sul palco stacci tu
e fai di quelli che il veder 
non seguono al guardare, 
preciso quel che più ti pare."




domenica 29 dicembre 2024

l'amabil canto

V'è un sommerso fiume
...che in ogni cosa viva scorre,
ed ogni cosa è viva
fin che il fiume scorre.

V'è un sepolto fuoco
che in ogni cuore vivo brucia,
ed ogni cuor'è vivo
fin che il fuoco brucia.

V'è un fuggente vento
che accarezza e che sconvolge,
che seduce sussurrando
e in ogni cuor sognante
induce dolce e amabil canto:

"V'è un cuore che dimora
nelle viscere del mondo,
dove il ghiaccio scalda il ghiaccio
e il buio stringe il seme
nel silenzio d'un abbraccio.

V'è un sommerso fiume...

Albion Rose o Glad Day di William Blake

domenica 22 dicembre 2024

della rinnegata e persa umanità

Non hanno amor per la famiglia,
non hanno amor per la città,
non hanno amore per la patria,
e poich'è un male, dicon, per la terra,
per la culla amor non han neppure
che in cuor suo sempre li culla:
rinnegata e persa umanità.

Ma, dicon, sì, che amano la terra,
e che sarebbe tanto bella
senza famiglia, senza città,
senza una patria, e senza umanità.

E allor, siccome và che quello che non ami
neppur tu meriti che in cambio t'ami,

non avranno essi l'amor della famiglia,
non avranno amor dalla città,
non avranno amore dalla patria,
e dalla culla dell'amore amor avran neppure;
ch'è la lor perduta umanità.

E li amerà la fredda terra allor
che accoglie e culla sempre tutti,
promettendo a una stagione nuova dell'amor
d'amore nuovi e degni frutti.

 

 
William Blake 1825 - Adamo ed Eva incontrano Abele

 

domenica 15 dicembre 2024

la satira del buon caprone

E venne ancor la pastorella
alla gran fier' degl'incornati
mostrando al coro dei belati
il meglio dei capron ciurlati.

Più volte e più l'avea domato
quel gran capron, ben stretto al laccio,
che mai pensea che il poveraccio
più vivo fosse d'uno straccio.

Ma il buon capron salì sul palco
e fe' uno sterzo inaspettato,
mostrando il culo alla pletóra
e il corno aguzzo alla pastora.

Va', che sta volta non t'incorno!
fe' mugugnando il cornutone,
ma più non porto il tristo laccio!

Ben che non m'incorni! ella pensò,
e mollemente mollò il laccio,
che troverommi un altro straccio!

 

venerdì 4 ottobre 2024

tra le righe

"Scia chimica cara, lo sai, non esisti,

sei sol fantasia tu dei vil complottisti!

urlavano in coro i pii creduloni,

scimmiottando il verbo dei loro padroni. 


Ma poi che i cecati pur disser "ti vedo!",

"è geo ingegneria!" l'ammonirono quelli

"che come la manna si stende in un velo

e piena di grazia discende la cielo!"


Oh nobile cielo, che avvolgi la terra,

che con la tua linfa rimpingui i polmoni

e scorri nel sangue dei vili e dei buoni,


rispondi al quesito ch'io ora ti faccio:

quant'occhi tu vedi sbirciar tra le righe,

che non vedan solchi di carri e di bighe?





sabato 21 settembre 2024

la virtù dei cerduloni

Saper credere di viver
in un'oasi della storia,
cui d'ugual non v'è memoria,
ove a scuoter le colonne
che sorreggono gli eventi
già non sia il frastuono grande,
cupo e sordo dei complotti,
ma i capricci acuti e tristi
ch'ad ogn'angolo rinverdon'
i dannati "complottisti",
è virtù di quei campioni
giusto detti "creduloni"!

mercoledì 29 maggio 2024

I signori del buio e le condizioni del credere e del sentire

Solo fintanto che sarai nella notte tu potrai credere a qualcuno che ti racconti il giorno.

Se qualcuno volesse procrastinare la notte dell'uomo, non dovrebbe fare altro che congelare l'animo umano nella condizione del credere.
Per poter continuare a credere l'uomo dovrebbe procedere, simbolicamente, inseguendo gli astri della notte in modo tale da fuggir dal Sole, il re del giorno.

Questa è, in estrema sintesi, la realtà del verbo credere, un verbo vuoto che, a parer mio, è stato utilizzato da noti centri di potere del passato e del presente come potentissima arma utile a soffocare la libertà e la fioritura dell'uomo.

Non poteva sfuggire, infatti, a chi ha codificato e plasmato le strutture di potere spirituale, che quando si entra nel campo vasto e profondo della spiritualità e dell'animismo l'unico verbo che ha valore e che manifesta un contenuto è il verbo "sentire".
Anche il verbo "amare", come i verbi "perdonare", "accettare", "meditare", "comprendere"... assumono un vero significato solo in quanto sentieri che conducono al sacro tempio del "sentire".

Quello che si può fare nella vita è, in definitiva, "sentire" o "non sentire", cercare di giungere al sentire o non cercare. Poi, escluso il sentire, ovvero esclusa l'unica cosa che conta, si può anche credere o non credere, ma cosa cambia? Che differenza sostanziale c'è tra il credere e il non credere? Cosa cambia in te, che tu decida di credere o che proclami piuttosto di non credere? Che cosa significa in fondo credere?

Per rispondere a certe domande il modo migliore spesso è... continuare con le domande: Abbiamo bisogno, noi, di "credere" al Sole quando siamo scaldati dalla sua luce? Dobbiamo, noi, "credere" che cada acqua dal cielo quando siamo bagnati da un temporale? Può aver motivo di credere colui che sente? Si può "sentire" e, contemporaneamente, "credere"?

È evidente che si può credere solo a ciò che "non si sente" poiché, dal momento in cui interviene il sentire, il credere evapora, si dissolve, svanisce come qualcosa che non ha nessun motivo di esistere, come il buio che abbandona il trono del cielo portando con se il suo carosello di piccole e flebili luci quando l'aurora annuncia l'avvento glorioso del signore del giorno.

Ed è questo il punto: perché tu creda devi "non sentire" ciò che affermi di credere, e per continuare a credere, sottilmente, devi impegnarti a "non sentire", contentandoti di quanto affermato dall'autorità a cui hai deciso di affidarti, a cui hai deciso di "credere".

Ecco cosa vuol dire credere: affidarsi ad un'autorità, qualunque essa sia; può essere una chiesa, un guru di qualche tipo, un partito, un ministero... non importa, sarà sempre un signore del buio a cui tu garantirai una stabile notte perché ti racconti quello che sa, o quello che vuole che tu sappia, del giorno.
 
 
Solo fintanto che sarai nella notte 
tu potrai credere a qualcuno che ti racconti il giorno.

martedì 16 aprile 2024

le sette regole delle regole del gioco

Il gioco, per avere successo, deve essere bello. Questa è la parola di Dio, il principio estetico, la regola che contiene tutte le "regole delle regole".

L'obiettivo delle "regole delle regole" è solo quello di soddisfare l'estetica, ovvero la parola di Dio. Esse sono di fatto dei principi estetici.

Per essere bello, il gioco deve essere un'occasione in cui chi partecipa possa muoversi, esprimersi e migliorarsi confrontandosi con altri giocatori e guadagnando capacità di giungere al successo.

Ma dev'essere anche un'occasione in cui sia possibile l'imprevisto, il colpo di scena, l'arbitrato della fortuna.

Il cuore del gioco, ovvero lo spazio all'interno del quale si esprimono i talenti e si manifesta la fortuna si chiama: "competizione".

Nella competizione, fra i due elementi, il talento e la fortuna, dev'esserci un preciso equilibrio, un'armonia giusta che favorisca il talento ma lasci sempre spazio alla fortuna.

Questa, che definirei "regola alchemica del talento e della fortuna", è decisamente la regola più importante e, negli spostamenti della bilancia in favore del talento o della fortuna prendono forma le innumerevoli possibilità in cui gli uomini producono i giochi.

Qualunque gioco soddisfi l'esigenza della regola alchemica avrà il favore di Dio e quindi fortuna tra gli uomini.

Ma ciò non basta ancora perché un gioco prenda una forma compiuta. Perché ciò avvenga altre saranno le regole di ordine superiore o, come le abbiamo definite, "regole delle regole", che dovranno essere rispettate:

Che ogni gioco abbia le sue regole, che siano dette o non dette, scritte o non scritte, purché siano accettate dai partecipanti. Questa è la seconda regola delle regole del gioco, che potremmo chiamare "regola di definizione", poiché sono esse stesse a definire il gioco.

Che le regole accettate non vengano cambiate durante il gioco se non per volontà unanime dei partecipanti, che siano essi attivi (giocatori) o passivi (spettatori). Questa è la terza regola e che potremmo chiamare "regola etica".

Che ogni gioco abbia meno regole e che siano più semplici possibile. E questa è la quarta regola delle regole, che potremmo chiamare "regola edonistica".

Fintanto che il gioco dura dev'esserci ragionevole possibilità di invertirne l'esito. E questa è la quinta regola, che naturalmente comporta il fatto che le parti in gioco non debbano essere in condizione di congelare il gioco per cristallizzarne il risultato. Potremmo chiamare questa quarta regola "regola sostanziale" poiché, quando non rispettata, il gioco perde di interesse, e l'interesse è la sostanza del gioco.

Sesta regola delle regole: i premi ottenuti devono essere proporzionati agli obiettivi intermedi raggiunti e il premio finale dev'essere ragionevolmente maggiore dei premi intermedi.
Potremmo definire questa sesta regola come "regola celebrativa". Essa è di fatto la meno importante delle regole in quanto non concerne strettamente il gioco ma lo colloca all'interno del contesto dei tanti giochi di cui si costella il firmamento della vita.

La settima regola, o "regola di conservazione", può essere riassunta con la frase: "che il gioco salvi il gioco e il giocatore". Tale regola, come la precedente, non concerne prettamente il gioco nel suo contenuto ma si premura di fare in modo che il gioco di oggi non pregiudichi il gioco di domani.
Questa regola, proiettando il gioco oltre i suoi confini, offrendo un punto di vista contemporaneamente particolare e ampio, immersivo e omnicomprensivo, come diversamente non potrebbe essere il punto di vista di chi tutto discerne e comprendere, conclude il novero delle sette regole delle regole dei giochi.

Che voi ricordiate queste regole, che siate i grado di riportarle a mente oppure che le dimentichiate o non le abbiate mai conosciute, non ha in definitiva nessuna importanza.
Come tutte le cose importanti, infatti, esse sono sempre e comunque "chiare" e ben stampate dentro di noi.
Io qui ho solo cercato, per un puro piacere personale, di portarle in "scuro", ovvero in quello spazio in cui le parole inseguono e corteggiano i concetti cercando, se gli riesce d'afferrarli, di non stargli poi né troppo larghi né troppo stretti.

Chessboard Painting with Flying Objects by Philip Lee 1974




mercoledì 3 aprile 2024

segni zodiacali - archetipi di estroversione ed introversione

Riflettendo sugli archetipi che emergono dall'analisi dei segni zodiacali ho notato che essi manifestano un'alternanza nei moti di estroversione ed introversione che li caratterizzano, in una progressione che, a parer mio, configura in maniera compiuta la grande opera di costruzione dell'io. Procedendo dal primo segno ci saranno sei segni zodiacali con tendenza all'estroversione alternati ad altri sei con tendenza all'introversione. Le caratteristiche di questi saranno, mano a mano, sempre più complesse. Partendo dall'ariete, primo segno dello zodiaco, fino a giungere ai pesci, ultimo tassello del cerchio, tutti i segni dispari avranno caratteristiche di estroversione e tutti i segni pari tenderanno invece all'introversione.

Preciso che, per una buona comprensione delle riflessioni che propongo, è necessaria una certa famigliarità con la materia trattata. A tal proposito non posso fare di meglio che consigliare una tra le tante possibili letture in merito. Io personalmente ho tratto spunti interessanti sulla natura degli archetipi dei segni zodiacali dal libro: "Manuale di Astrologia Psicologica" di Roberto Daris.

Di seguito elenco la progressione dei moti di estroversione ed introversione elencando a sinistra e in rosso i segni afferenti al primo tipo e a destra e in blu i segni afferenti al secondo tipo: 


 
 
 
 
Ariete: principio di individuazione, energia estroversa iniziale, prima manifestazione della singolarità dell'io, affermazione innocente e ingenua di identità.

 


 

 

Toro: primo principio di introversione che si manifesta come piacere innocente del portare a se, propensione alla conoscenza immediata e all'acquisizione gaudente del mondo circostante.




 





Gemelli: affermazione di identità come esplorazione, scoperta della maschera, gioco che rende volatile e apparente l'identità. Ricerca della vera identità per decantazione. Motto: "facciamo che io ero..."...

 

 


 

 

Cancro: Principio di introversione inteso come riconoscimento delle origini. Prima comparsa del concetto d'identità condivisa e plurale. Il "noi" (la famiglia generata dall'unione del padre e della madre) percepito come origine dell'io...


 

 

 
 
 
Leone: principio di identità espresso come funzione estroversa in direzione di un noi sentito come comunità autonoma e identitaria. Costruzione e ricerca di un'identità che può esistere solo se riconosciuta. Il re che si specchia nel regno ed esiste per concessione della corte.
 
 

 
 

Vergine: Principio di introversione speculativa. Costruzione e manifestazione dell'io mediante introiezione e lavorazione alchemica di ciò che è percepito come altro dall'io. L'alchimista che si specchie nelle opere del suo ingegno.

 

 

   

 
 
 
Bilancia: Principio di estroversione come affermazione d'identità speculare, in contrapposizione alle identità altrui. Comparsa del confronto, del giudizio e quindi del principio moralizzatore e misuratore dell'io e del mondo.  



 

 

 

Scorpione: Principio di introversione come contenimento, protezione dell'identità ed evasione dal giudizio altrui. Fuga dal contenitore collettivo percepito come principio di annullamento.

 

 

 




Sagittario: Principio di estroversione inteso come superamento e proiezione dell'io oltre i confini del concetto di "io", quindi oltre l'orizzonte delle proiezioni delle individualità percepite esternamente.

 

 

  


Capricorno: Principio di introversione inteso anch'esso come superamento ma in direzione delle profondità, quindi riflessione e immersione del mondo nelle profondità dell'io.

 

 

 




 

Acquario: Principio di estroversione riconoscitiva, ovvero ritorno al mondo di tutti gli "altri" come principio di volontà libera e senza vincoli di necessità. L'io ricompare come singolarità libera e incontenibile.

 

 


 

Pesci: principio di introversione riconoscitiva intesa come accoglimento e riconoscimento degli altri io, in e come parte di se stessi. Accettazione intesa come "comprensione" libera e totalizzante. L'io scompare in un io più grande, ben sintetizzato ed espresso con il concetto di "umanità".


 

 

Mi rendo conto che alcuni concetti meriterebbero un approfondimento e forse anche una migliore e più precisa definizione, ma al momento non mi è riuscito di fare di meglio e ho voluto comunque condividere questo piccolo studio, non fosse altro che un seme, o un germoglio di qualcosa che verrà.

Concludo con questa considerazione: ho voluto vedere nello zodiaco uno dei tanti percorsi iniziatici all'interno dei quali l'Uomo nasconde "il segreto". 

Ed è sempre lo stesso segreto, poiché l'"Uomo" è il segreto. 

E non è mai lo stesso segreto, poiché l'"Uomo" è l'"uomo che cerca il segreto".

 

 




 

venerdì 2 febbraio 2024

...strade

Ogni uomo è una strada che porta a Dio.

Ogni dio è una strada che porta all'Uomo.






sabato 27 gennaio 2024

...d'un normalissimo giorno della vergogna

27 gennaio.

Oggi è la vigilia d'uno dei tanti normalissimi giorni della vergogna, ma oggi è un giorno speciale, poiché oggi è la giornata in cui fanno tutti finta di ricordare un crimine del potere passato per assolvere la loro vile indifferenza verso tutti i crimini del potere presente.

domenica 21 gennaio 2024

la regola del fanatico

Ogni fanatico, pur sapendo di esserlo, pensa che il suo fanatismo sia la giusta eccezione, e invece è la schifosissima regola.



martedì 26 dicembre 2023

del risveglio

Nella notte del risveglio
dorme più chi sa che dorme
o chi più si crede sveglio?

Maximilian Pirner, 1878


martedì 14 novembre 2023

l'uomo non è l'Uomo

Mi capita spesso di sentire frasi del tipo "l'Uomo è la peggiore bestia del mondo!" oppure "l'Uomo è il virus del pianeta, se non ci fosse, la terra sarebbe un posto decisamente migliore"...
Non posso, allora, trattenere il mio pensiero dal lanciarsi irrequieto in cerca del "perduto osservatore".
Mi chiedo a chi, secondo l'opinione di chi assume certi pensieri, dovrebbe appartenere l'occhio, il punto di vista cristallino da cui emerge il giudizio che: "l'Uomo è brutto!".
E chi è che parla poi? non è forse l'Uomo?
Ma se l'Uomo dice a se stesso che esso stesso è brutto, nel mentre in cui formula ed esprime sinceramente tale pensiero, lo è davvero brutto?
Non è forse invece massimamente bello un essere cosciente nel mentre in cui s'accorge d'esser brutto?
Proprio in quanto esprime il giudizio sulla bruttura in cui si riconosce poiché non vede se stesso corrispondere all'idea di bellezza che cela in se, non entra egli in profonda contraddizione con se stesso? e così non mostra inevitabilmente il germe, la scintilla di quella bellezza che non riesce a riconoscere in se?
Se fosse veramente e irrimediabilmente brutto, potrebbe mai l'uomo accorgersi d'essere brutto?
L'uomo può essere brutto, si, non vi sono dubbi, ma sicuramente non lo è quando s'accorge d'esserlo ed "accorgendosi" mostra d'essere qualcosa di più.
Purché sia sincero con se stesso però, e non sia invece, il suo, un pensiero indotto, una filastrocca appresa e ripetuta, l'espressione di un condizionamento veicolato ad arte per innestare "utili" sensi di colpa ovvero comportamenti pigri, lascivi e nichilisti che allontanano invece, piuttosto che avvicinare, l'uomo dall'Uomo.
In tal caso si, quando ripete frasi e comandi pigramente assimilati senza percepirne la profonda contraddizione, formulando giudizi che non ha maturato interiormente ma che percorrono, padroni incontrastati, la sua pigra mente, allora si che l'uomo è brutto.
Ma, come il seme non è il fiore, come la nuvola non è la pioggia, come l'arco teso non è il bersaglio colto, così l'uomo non è l'Uomo.

  Leonardo da Vinci, Uomo vitruviano, 1492 circa, Venezia, Gallerie dell'Accademia

domenica 12 novembre 2023

l'umanità sintetica

Un'umanità sintetica
bussa alle porte del presente.
Poco male, voi mi direte,
s'a quelle porte gli acconsente
codesta fredda umanità ch'è
tanto distratta, vile, ignava,
rincoglionita ed indolente.

 


venerdì 10 novembre 2023

l'invisibile recinto

Quan' due galli si combatton
nei confini d'un recinto,
vinca l'un' o vinca l'altro
l'uno e l'altro hanno già perso;
'ché nessun dei due ha capito 
chi nemico è suo davvero
e chi amico in giogo avverso.




sabato 28 ottobre 2023

...per tor' cazzate ai giornalai

Un vaccino avrai per ogni cosa:
per l'usura delle scarpe,
pei pedaggi autostradali,
per i giorni troppo freddi,
per l'afa, i fulmini e li strali,
ma stai tranquillo tu che li ami
e ne vorresti più che mai,
nessun vaccin sarà mai buono
per tor' cazzate ai giornalai.


lunedì 2 ottobre 2023

il razzismo non esiste

Il razzismo, come fenomeno sociale rilevante che interessi le masse, nella forma in cui viene raccontato dagli strumenti di propaganda, non esiste, anzi, probabilmente non è mai esistito.

Quello che nel passato spacciavano per razzismo era, a ben vedere, solo un alibi, una scusa e un'opportunità per legittimare forme di sottomissione, sfruttamento e schiavitù.

Non venivano certo deportati i "negri" perché considerati razza inferiore, ma piuttosto li si considerava razza inferiore per poterne più a lungo giustificare la deportazione e lo sfruttamento.

Il razzismo che occupa le cronache attuali dei media occidentali e che io definirei niente più che razzismo folcloristico è, invece, solo fumo gettato in faccia alle masse per distrarle e per giustificare, facendo leva su sensi di colpa indotti ad arte, politiche volte a modificare gli equilibri sociali per fini che nulla hanno a che vedere col benessere collettivo.

Ne sono prova mille altre forme di ingiustizia ed emarginazione che non sfiorano mai minimamente i pensieri dei grandi megafoni che sostengono quotidianamente le ragioni di un problema chiaramente immaginato ad arte.

Esiste invece sì un razzismo delle élite, un razzismo che per nulla si cura del colore della pelle o d'altre amenità, ma che considera tutt'altri schemi e tutt'altre categorie.

Per accorgersene però bisognerebbe fare come non fa il toro nell'arena, che vede bene il drappo rosso ma non la mano che lo mena.